Non chiamatela street art. Il madrileno Spy semina le sue giocose provocazioni tra piazze e strade. Opere degne di un big del concettuale. Materia prima? La città

Un nome di spicco, nella scena street spagnola. Uno che ha mosso i primi  passi in quel di Madrid, già nella prima metà degli anni Ottanta. Uno che, con 25 anni di attivismo creativo, oggi fa davvero fatica a definirsi uno street artist tout court. Né bombolette, né marker, né graffiti, né, sticker, né stencil. […]

Un nome di spicco, nella scena street spagnola. Uno che ha mosso i primi  passi in quel di Madrid, già nella prima metà degli anni Ottanta. Uno che, con 25 anni di attivismo creativo, oggi fa davvero fatica a definirsi uno street artist tout court. Né bombolette, né marker, né graffiti, né, sticker, né stencil. Spy è un veterano del genere, ma è anche uno sperimentatore infaticabile, che ha scelto di misurarsi – fuori da ogni codice o cornice – con l’anima più viva e concreta delle città: gli oggetti, i luoghi, gli snodi, i frammenti, i segni, i cantieri, gli scorci e gli spazi comuni. Tutto questo diventa, per Spy, materia prima con cui operare, tra ironia e spirito situazionista, piccole ma radicali manomissioni dell’esistente.
Ed ecco una carrellata di opere che definirle “street” è davvero limitante. Installazioni urbane, degne di un accreditato artista concettuale. È allora il gioco della contraddizione, della meraviglia, dello spaesamento, dello straniamento e dell’affabulazione a connotare l’operato di Spy: come quando trasformò le foglie d’autunno, cascate al centro di un campetto da basket, in un cerchio dorato, simbolico e impermanente; oppure, restando in ambito sportivo, come quella volta in cui fece di una porta da calcio una maxi tela di ragno, o in cui, indisciplinato guerrilla gardner, ficcò una pianta dentro ad un canestro.

E poi l’auto della polizia impacchettata con metri di nastro adesivo, la serie di telecamere di sorveglianza montate in luoghi improbabili, il grappolo di palloncini sbucato dalle acque, o quell’altro canestro da basket fissato in cima alla facciata laterale di un palazzo: la sfida fantastica e buffa per un atleta capace di volare.
Tanti i riferimenti che arrivano dalla storia dell’arte, tra poverismo, concettualismo, land art, pop art e urban art.
E a suggello della sua vocazione da street artista indisciplinato, Spy sforna la serie Graffiti Removal: muri grigi da cui sottrae murales e tag preesistenti, ridipingendovi sopra delle patch cromatiche piatte, quasi invisibili. Un po’ la versione street di Isgrò: cancellature, per riscrivere  la storia delle città a partire da segni negati, contraddetti e offerti a infinite sovrapposizioni.

– Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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