Arte in via di sviluppo: parte dall’India l’indagine del gruppo Zegna sulle nuove piazze del contemporaneo. Con la commissione per un’opera pubblica a Reena Kallat, una residenza d’artista al Macro e l’intenso programma di ZegnArt Public

Artisti emergenti? No, grazie. Meglio parlare di contesti emergenti. Il Secondo Mondo ha messo la freccia e fila come un razzo in corsia di sorpasso, con Paesi sempre meno “in via di sviluppo” e sempre più protagonisti dell’economia globale. E dell’arte internazionale. Comincia dall’India, allora, il giro del mondo di ZegnArt, hub della cultura che […]

Artisti emergenti? No, grazie. Meglio parlare di contesti emergenti. Il Secondo Mondo ha messo la freccia e fila come un razzo in corsia di sorpasso, con Paesi sempre meno “in via di sviluppo” e sempre più protagonisti dell’economia globale. E dell’arte internazionale. Comincia dall’India, allora, il giro del mondo di ZegnArt, hub della cultura che il Gruppo Zegna ha da tempo istituito per affiancare la propria attività imprenditoriale nel campo della moda: Mumbai diventa prima tappa di un programma triennale destinato a toccare a stretto giro di posta anche Turchia e Brasile.
Censimento degli artisti mid career del paese ospite, scelti come interpreti maturi della propria realtà di riferimento e collaborazione serrata con un museo locale; finanziamento di un’opera pubblica in loco e offerta, ad un artista straniero, di un periodo di residenza in una istituzione italiana. Il programma di ZegnArt Public è chiaro e puntuale nelle intenzioni; applica, all’arte, i più sani principi della cooperazione internazionale: un processo di condivisione di idee e non di inclusione, il tentativo di capire il contesto locale per affrontarlo al meglio, con l’implicito presupposto della flessibilità. Quella dimostrata da Cecilia Canziani e Simone Menegoi, curatori del progetto, che partono per l’India forti dell’accezione occidentale di opera pubblica, strettamente correlata al tessuto urbano; suggestionati dall’idea di lavorare con l’arte sonora; convinti che una lista dei mid career fondata su parametri anagrafici sia sufficiente a restituire l’immagine fedele del contesto che stanno per incontrare. Finiscono invece travolti e frastornati dal caos visuale e sonoro di megalopoli sconfinate, alle prese con artisti che – benché giovani all’anagrafe – risultano già maestri dal portfolio consolidato.
Il programma, allora, si riassesta; dopo aver ristretto i pretendenti ad una rosa di sette nomi si converge su Reena Kallat (Delhi, 1973) e il suo intenso lavoro sulla memoria collettiva. In progetto la posa di una gigantesca ragnatela realizzata con quei timbri di gomma simbolo della farraginosa burocrazia indiana, carichi di toponimi reali, nella contrapposizione tra quelli di epoca coloniale e quelli di oggi; la location scelta è la facciata del Bhau Daji Lad Museum, splendido palazzo coloniale dove si conserva la memoria della città. Non un museo d’arte, ma un luogo simbolo per la comunità locale: conosciuto, amato, visitatissimo da famiglie e scolaresche. Una nuova dichiarazione di indipendenza, costruita nell’affermazione dell’identità locale. Questo ciò che ZegnArt crea in India; da là si porta a casa Sahej Rahal, classe 1988: per lui quattro mesi di residenza al Macro.

Francesco Sala

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Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

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