Signori, si taglia. E, clamoroso, pure in Francia. Oltralpe sono tutti arrabbiati perché al di là delle promesse il budget culturale del governo Hollande sta facendo vedere il suo vero volto

Beh sia chiaro, si partiva da stanziamenti elevati, spesso elevatissimi e dunque – si spera almeno – con ampi margini di potenziali tagli e ottimizzazioni. Però di fatto leggere quel che si sta leggendo in giro, ovvero un taglio di oltre il 7% del budget culturale statale francese sulla base dei prossimi tre anni, è […]

Beh sia chiaro, si partiva da stanziamenti elevati, spesso elevatissimi e dunque – si spera almeno – con ampi margini di potenziali tagli e ottimizzazioni. Però di fatto leggere quel che si sta leggendo in giro, ovvero un taglio di oltre il 7% del budget culturale statale francese sulla base dei prossimi tre anni, è una notizia. Sia una notizia in quanto tale (la Francia non aveva mai e poi mai tagliato i suoi stanziamenti per la cultura), sia una notizia se riferita al governo socialista di François Hollande che, con la sua italo-ministra Filippetti, aveva promesso non solo di mantenere i soliti budget, ma magari di correggerli verso l’alto.
Così non sarà, la crisi morde fortissimo anche in Francia (tra l’altro forse acuita da una certa caccia alle streghe verso i multimilionari che infatti stanno facendo felici Bruxelles e Londra) e allora si taglia: 2,43% di sforbiciata nel ‘13; 2,38 nel ‘14 e 2,35% nel ‘15 per un totale appunto di sette punti e mezzo di tagli. Una débacle che si farà sentire su tutte le istituzioni pubbliche culturali in un paese che, avendo un “pubblico” così presente, non si è mai rivolta con troppa convinzione alle potenzialità del “privato”.
I tagli simbolici quali saranno? Ma quelli del Centre George Pompidou, il museo-emblema del sistema culturale parigino e quindi francese. A partire dal 2013 dopo i tagli del 2011 (5% in meno targato Sarkozy) il Beaubourg si aspetta un abbassamento del contributo che potrebbe determinare il taglio di una mostra su base annuale. Il presidente Alain Seban, infatti, preferisce questa strada piuttosto che il taglio per quota parte al budget delle singole mostre. Meglio una mostra in meno, insomma, ma non intaccare il budget delle mostre rimanenti. Resta, comunque, la grande delusione (non solo a Parigi, ma anche e soprattutto in periferia) per le mosse del governo che, in campagna elettorale, aveva promesso politiche esattamente contrarie…

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Redazione

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