Lido Updates: Mostra del Cinema, l’opening. Cerimoniali e red carpet, flash puntati sulla madrina Kasia Smutniak. Primo film in concorso? Izmena, del russo Serebrennikov

Al termine del giorno di apertura della 69 Mostra del Cinema, molti sono gli interrogativi che emergono. Presentate le tre giurie, presiedute rispettivamente da Michael Mann, Shekhar Kapur e Pier Francesco Favino, il nuovo direttore, Alberto Barbera, ha avuto modo di autoincensarsi come un imperatore romano elencando tutti i suoi primati e i suoi annosi […]

Al termine del giorno di apertura della 69 Mostra del Cinema, molti sono gli interrogativi che emergono.
Presentate le tre giurie, presiedute rispettivamente da Michael Mann, Shekhar Kapur e Pier Francesco Favino, il nuovo direttore, Alberto Barbera, ha avuto modo di autoincensarsi come un imperatore romano elencando tutti i suoi primati e i suoi annosi meriti, casomai qualcuno li avesse dimenticati.
Apre la mostra fuori concorso il thriller politico The Reluctant Fundamentalist di Mira Nair. La storia racconta del giovane pakistano Changez: arrivato giovanissio ai vertici del sogno americano
si scontra con la realtà del dopo 11 settembre. Questa volta Nair, ospite del festival per la quinta volta, manca il bersaglio: sebbene confezionato in maniera tecnicamente ineccepibile, il film ha più di qualche carenza. I dialoghi sono spesso ai limiti della retorica, alcuni elementi sono ridondanti e la profondità d’ispirazione resta un’ambizione inattesa. La regista in conferenza ha detto di voler mettere a confronto due mondi e due culture col sentimento di chi appartiene a entrambe. Ma alla fine la sua resta una posizione di comodo. Il sermone diventa ancora meno credibile, visto che il film è presentato da Tarrak Ben Ammar. Bella la colonna sonora di Michael Andrews e la canzone originale di Peter Gabriel scritta ad hoc per coprire i titoli di coda.

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Kasia Smutniak, woman in red sul red carpet

Il concorso si aprirà, invece, con Izmena di Kirill Serebrennikov. Girato in set essenziali con una cifra estetica molto contemporanea, ha il fascino seduttivo e inquietante di un’opera di Anish Kapoor, dove tutte le superfici specchiano e deformano i personaggi, alterando la percezione della realtà. Ci sono un doppio tradimento e tre omicidi, e si evitano strane coincidenze. Franziska Petri si muove aliena a se stessa in una lucida e asettica quotidianità, con quel suo aspetto così poco comune: un volto da adolescente invecchiata, la carnagione lattescente, i capelli rossi raccolti in crocchie retrò e piccoli occhi obliqui, a questa attrice basta un filo di rossetto carminio e due ciglia finte per essere assolutamente indimenticabile. Il film dovrebbe parlare di “tradimento”, ma il titolo è un pretesto narrativo per descrivere qualcosa di più complesso e arcano. Atmosfera ai limiti del sinistro con ipnotiche ellissi temporali, sequenze virate in rosso e spazi vagamente futuristici.
A fine serata hanno sfilato velocemente gli ospiti, su un red carpet molto poco glamour. E, mentre in mancanza di soggetti più interessanti, sono stati chiacchieratissimi gli orecchini creoli Fabergè di Kate Hudson (abbinati a un vestito di paillettes beige Atelier Versace) e il sobrio (ma troppo mimetico rispetto al celebre tappeto) abito rosso di Kasia Smutniak by Giorgio Armani, già si comincia a sentire la mancanza dell’ex capitano Marco Müller

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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