Sui Navigli nuova vita per Cà Bianca: suite più dîner, in hotel. Ecco come gustarsi Némirovsky, Debussy e Puccini, con tanto di menu francese

Milano, Zona Navigli, luogo per eccellenza dell’intrattenimento notturno, tra movida e spazi creativi. A brevissimo l’attesa apertura della galleria di Guido Cabib, per esempio. Ma nel fermento generale, altre iniziative decollano e sembrano promettere bene. Così è per Ca’ Bianca, Hotel Corte del Naviglio. Non solo un hotel con accogliente giardino annesso, ma – dopo […]

Milano, Zona Navigli, luogo per eccellenza dell’intrattenimento notturno, tra movida e spazi creativi. A brevissimo l’attesa apertura della galleria di Guido Cabib, per esempio. Ma nel fermento generale, altre iniziative decollano e sembrano promettere bene. Così è per Ca’ Bianca, Hotel Corte del Naviglio. Non solo un hotel con accogliente giardino annesso, ma – dopo una storia fatta di jazz e cabaret, raccontata dalle fotografie alle pareti e dalle sette statue in legno di Pietro Arnoldi – anche un luogo di promozione culturale con programmi di buon livello. Come la serie delle Suite, nata da un’idea di Roberto Gnaga, nuovo gestore, e dello scrittore Raffaele Mangano. E non si tratta qui di comuni suite musicali, ma di eventi multimediali, che mixano video, recital e gastronomia.
Come quello tenutosi lo scorso 18 giugno. Un’opera incompiuta, anzi due, da evocare e reinterpretare. La prima – Suite française – prende il dal titolo delle due parti iniziali del romanzo di Irène Némirovsky, strutturato in cinque tomi, come i cinque movimenti di una suite musicale. La stesura del romanzo s’interruppe con la morte dell’autrice, durante la sua permanenza nel campo di concentramento di Auschwitz. Due attori, Alessandra Mattei e Andrea Narsi, recitano spezzoni del testo, mentre al piano Aki Kuroda accompagna questo primo momento con Debussy, in onore dei 150 anni dalla sua nascita (agosto 1862).
L’altra opera è la Turandot di Giacomo Puccini, anch’essa sospesa a causa della morte dell’autore. Qui viene proiettato il video della storica esecuzione alla Scala di Milano del 1926, sotto la direzione di Arturo Toscanini, che interruppe l’opera proprio lì dove venne abbandonata. Il finale, particolarmente emozionante, è lasciato alla voce di Pavarotti.
Dopo mezz’ora di densità musical-letteraria, si passa al pranzo, rigorosamente composto da piatti francesi. L’idea è di proporre altre suite tematiche (Spagna, Inghilterra, East America, ecc.) e di crearne anche su richiesta. Un vero e proprio format dall’anima eclettica. Si rischia forse di voler tenere troppa roba insieme, ma con un lavoro oculato la rinnovata location milanese potrebbe riservare notevoli sorprese: spettacoli colti, tra citazioni classiche e contaminazioni contemporanee, dentro spazi di convivialità trés chic.

– Lucia Grassiccia

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia è nata a Modica (RG) nel 1986. Dopo una formazione tecnico-linguistica ha studiato presso l’Accademia di belle arti di Catania, dove ha contribuito a fondare e dirigere un webzine sperimentale (www.hzine.it) gestito da un gruppo di allievi dell’accademia.…

Scopri di più