Ma quando la finiscono di prenderci in giro? In Italia non si riesce a fare una legge per i contributi privati al settore culturale, mentre la malandata Spagna ha appena approvato il progetto

Professori, politici, tecnici, pentapartiti vari: quanti governi in Italia – provate a fare mente locale – hanno da decenni blaterato sulla necessità di regolamentare i contributi privati al settore culturale, con donazioni liberali, o incentivi fiscali, o altre mille astratte diavolerie buone solo a gettare fumo sul pressante tema? Il risultato è sotto gli occhi […]

Professori, politici, tecnici, pentapartiti vari: quanti governi in Italia – provate a fare mente locale – hanno da decenni blaterato sulla necessità di regolamentare i contributi privati al settore culturale, con donazioni liberali, o incentivi fiscali, o altre mille astratte diavolerie buone solo a gettare fumo sul pressante tema? Il risultato è sotto gli occhi di tutti: zero. I grandi musei americani primeggiano solo con il sostegno privato, ma da noi ancora si balbetta su “la cultura non si privatizza” e altre idiozie simili. Ma intanto lo Stato è alla canna del gas, e a tagliarli, i contributi pubblici, ci mette solo pochi minuti.
Stessa situazione della Spagna, la tanto vituperata Spagna, che tutti corrono a tirare in ballo come candidata al fallimento prima dell’Italia, in una corsa al dissolvimento che sarebbe macabra se non fosse comica. Eppure in questa materia anche la Spagna ora ci rifila la sua lezione: il Segretario di Stato per la Cultura Jose Maria Lassalle ha infatti annunciato l’approvazione del progetto di legge sul Mecenazgo, ovvero sul mecenatismo, ed il testo finale potrebbe essere adottato entro la sessione corrente, o al più tardi all’inizio della prossima. Oltre a contenere misure fiscali, con incentivi del 60% per le persone giuridiche e del 70% per i privati, il testo – che appunto riguarderà tanto grandi aziende e imprenditori quanto privati cittadini – regolamenterà il riconoscimento pubblico del mecenatismo, visto che fino ad ora le norme prevedevano l’”anonimato” delle elargizioni. E non mancheranno clausole di salvaguardia circa la tanto aberrata “privatizzazione della cultura”, visto che l’impiego dei fondi avverrà sempre con il coordinamento pubblico.

– Massimo Mattioli

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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