Massimiliano Gioni alla Biennale: dal New York Times ad Artforum, l’Italia dell’arte già protagonista sui media internazionali. E Jerry Saltz prenota l’hotel a Venezia…

Poche ore dall’annuncio, e la notizia rimbalza già sui media di tutto il mondo, guadagnando in molti casi le prime pagine delle edizioni online, ovviamente le più reattive. E la cosa diventa ancor più notevole perché associato ai nomi di Massimiliano Gioni e della Venice Biennale of Visual Art, c’è l’Italia, che torna protagonista dopo […]

Poche ore dall’annuncio, e la notizia rimbalza già sui media di tutto il mondo, guadagnando in molti casi le prime pagine delle edizioni online, ovviamente le più reattive. E la cosa diventa ancor più notevole perché associato ai nomi di Massimiliano Gioni e della Venice Biennale of Visual Art, c’è l’Italia, che torna protagonista dopo lunghi periodi di latitanza dalla scena globale del contemporaneo.
Tempi strettissimi, per cui nessun approfondimento, e commenti appena accennati: l’importante è stare sul pezzo. Fra i primi a rilanciare la notizia nientemeno che sua maestà il New York Times, con Carol Vogel a ricordare che malgrado la giovanissima età, Gioni “è divenuto fin da subito un veterano delle biennali”. Pragmatico Frieze Magazine, che affida l’informazione ad un icastico tweet ripreso in homepage, istituzionale Artforum, che si getta sulla bomba ma per ora si limita a riproporre stralci del comunicato di Ca’ Giustinian.
Più strutturato l’intervento di Artinfo, che ricorda lo stretto legame del neodirettore con Cattelan, implicitamente preconizzando per lui un ruolo forte a Venezia. Il portale british non nasconde che Gioni si troverà a raffrontarsi con un’edizione Curiger davvero non esaltante, avendo a disposizione un anno e mezzo per “canalizzare nella sua mostra due anni di zeitgeist culturale”; e l’executive editor Ben Davis ricorda come la Gwangju Biennale curata da Gioni gli abbia fatto recuperare la fede, un po’ appannata, nel format biennale. Addirittura articolo di primo piano su GalleristNY, portale di settore targato The Observer, che sottolinea l’importanza per la Biennale di dotarsi di un direttore al quale “gli artisti hanno difficoltà a dire di no”.
Agiografia sul popolare blog Artfagcity, che esordisce così: “Se potete vantare un qualsiasi tipo di carriera nel mondo dell’arte, il confronto con Massimiliano Gioni vi farà stare male”. Velatamente polemica Artreview, che nota come la scelta sia avvenuta (solo) “a maggioranza”, mentre Artinamericamagazine si dice certo – chissà basandosi su quali fonti – che Gioni manterrà sia il ruolo al New Museum, sia la direzione della Fondazione Trussardi. Curiosa la nota di The L Magazine, che prevede per il curatore un balzo in avanti nella Power List di ArtReview: lo scorso anno era alla posizione numero 80, ma Bice Curiger, che nel 2010 non era nella top 100, nell’anni della sua direzione raggiunse il numero sei.
E Jerry Saltz tace? No, proprio mentre stavamo per pubblicare questo articolo, è arrivato il suo attesissimo – e temuto? – commento sul NYMag. Risultato, pollice recto. Il lavoro di Gioni è ricco di energia ottimista, frutto di idee geniali e di grandi sforzi per perseguirle, tanto che “ci sono tutte le ragioni per pensare che il suo storico approdo a Venezia sarà eccitante”. Non regala nulla, l’imperatore della critica internazionale: ma alla fine riconosce al curatore una grande apertura mentale, il merito di non fare distinzioni tra arte alta e bassa, tra belle arti e arte popolare; “Gioni è imprevedibile, originale, ansioso, sono questi i motivi per cui ho appena prenotato il mio hotel a Venezia per il 2013”.

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