Dopo il direttore istrione Peter Noever, al museo MAK di Vienna arriva il direttore esordiente, Christoph Thun-Hohenstein

Alta statura fisica, fascino dell’uomo qualunque, un curriculum personale nel ramo burocratico-amministrativo, con esperienza da direttore dell’Istituto Austriaco di Cultura di New York. Mentre le vicende dello storico direttore Peter Noever potrebbero – come ricordavamo nei giorni scorsi – prolungarsi in nuove tappe giudiziarie, il museo MAK di Vienna presenta il nuovo direttore Christoph Thun-Hohenstein. […]

Alta statura fisica, fascino dell’uomo qualunque, un curriculum personale nel ramo burocratico-amministrativo, con esperienza da direttore dell’Istituto Austriaco di Cultura di New York. Mentre le vicende dello storico direttore Peter Noever potrebbero – come ricordavamo nei giorni scorsi – prolungarsi in nuove tappe giudiziarie, il museo MAK di Vienna presenta il nuovo direttore Christoph Thun-Hohenstein. Che, cosa che evidentemente ha i suoi vantaggi in ambito ministeriale, è alla sua prima prova a capo di un museo, che godrà di un budget statale per il 2012 di 2,5 milioni, più introiti vari da sponsor.
Per il momento Thun-Hohenstein non è che abbia mostrato idee così chiare nella conferenza stampa di debutto: dice di aver già avviato un iter di consulenze; di nutrire molta fiducia sui forum aperti al pubblico; della necessità di rilanciare il settore delle arti applicate, dal design all’architettura alla moda; e vagheggia un focus prioritario sul cambiamento socio-culturale all’avvento del design moderno nei primi del Novecento. Un importante riscontro si avrà tra il 6 giugno e il 7 ottobre del 2012, con una mostra dal titolo MADE4YOU. Design for Change. Tema assai gettonato, il “cambiamento”, tant’è che in agenda spicca un altro appuntamento irresistibile, una Triennale europea per il cambiamento. Si svolgerà tra il 4 giugno e il 5 ottobre del 2014.
Sul versante arti visive, qualcosa di generico è stato pronunciato, anche in relazione allo spettrale e acido luogo espositivo qual è uno dei colossali bunker bellici viennesi di hitleriana memoria che l’ex direttore aveva coraggiosamente annesso alle attività artistiche del “suo” MAK, promuovendone anche un progetto di recupero estetico-funzionale. Cambierà nome, beninteso: non più l’acronimo CAT, ma MAK Tower, con propositi per ora generici di restauro funzionale. Avrà assi nella manica l’”uomo qualunque”?

– Franco Veremondi

www.mak.at


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Franco Veremondi

Franco Veremondi

Nato a Perugia, residente a Roma; da alcuni anni vive prevalentemente a Vienna. Ha studiato giurisprudenza, quindi filosofia con indirizzo estetico e ha poi conseguito un perfezionamento in Teoretica (filosofia del tempo) presso l’Università Roma Tre. È giornalista pubblicista dal…

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