Di Bondi in peggio: il Biennalegate non si ferma manco durante il Ponte dei Santi. E ora per Baratta esce un incarico compensativo: “Per farlo star buono lo faccio presidente del Maxxi”, dice Galan

Che dopo Bondi si potesse andare a peggiorare, proprio non ce lo aspettavamo davvero. E invece, a quanto sembra, dalle parti del Collegio Romano, sontuoso palagio cinquecentesco ove ha sede il Ministero della Cultura, si è passati dalla padella nella brace. Almeno per quel che concerne la Biennale di Venezia, cheppoi è la più importante […]

Che dopo Bondi si potesse andare a peggiorare, proprio non ce lo aspettavamo davvero. E invece, a quanto sembra, dalle parti del Collegio Romano, sontuoso palagio cinquecentesco ove ha sede il Ministero della Cultura, si è passati dalla padella nella brace. Almeno per quel che concerne la Biennale di Venezia, cheppoi è la più importante istituzione culturale d’Italia e anche d’Europa. La cosa sorprendente, peraltro, è che in questi giorni il dibattito su quello che sta capitando alla Fondazione lagunare si svolga sulla stampa locale veneziana. Sul Gazzettino è apparsa una proposta (indecente) del ministro Galan; sul Gazzettino è apparsa la risposta di Baratta. Ma cosa ha proposto il ministro dei beni culturali al presidente della Fondazione Biennale di Venezia la cui sostituzione prevista a fine anno con un amico del capo del Governo è stata foriera di mille polemiche? Una proposta da ancien régime. Squalliduccia. Roba da suk della politica che difficilmente ci si sarebbe aspettati da Galan il quale, invece, smesse le vesti di bravo governatore del Veneto e arrivato a Roma si è, come dire, rapidissimamente romanizzato.
A Baratta, per risarcimento, darò un posto alla Fondazione Maxxi”, sussurra Galan a qualche giornalista sabato scorso. “Indisponibile a ricevere incarichi compensativi” risponde Baratta, che aggiunge di essere invece assai “disponibile a continuare il lavoro intrapreso per portarlo a termine, visti i tanti e importanti progetti avviati in corso”.

Paolo Baratta1 Di Bondi in peggio: il Biennalegate non si ferma manco durante il Ponte dei Santi. E ora per Baratta esce un incarico compensativo: “Per farlo star buono lo faccio presidente del Maxxi”, dice Galan

Paolo Baratta

Il patetico teatrino da politicuccia di bottega, di promoveatur ut amoveatur, mortifica ulteriormente i più alti e prestigiosi incarichi della cultura italiana trattati dallo stesso ministro in carica alla stregua di povera merce di scambio. Verrebbe da chiedere a Galan: se Baratta è un bravo manager, perché sostituirlo con un manager dal curriculum inferiore e inadeguato e con imbarazzanti legami con un imbarazzante Presidente del Consiglio? Se invece Baratta non è un manager all’altezza, e dunque va sostituito a ragione, perché spedirlo alla Fondazione Maxxi? Forse la Fondazione Maxxi, che dovrebbe essere un punto strategico per il Ministero, merita gli scarti della Biennale? E inoltre: qualcuno ha avvertito gli attuali vertici della Fondazione Maxxi? Qualcuno ha avvisato Pio Baldi, presidente del Maxxi, del fatto che la sua poltrona gli potrà essere sfilata non perché non ha meritato di mantenerla, ma perché se ne rende necessario l’utilizzo come moneta di scambio? Che conseguenze avrà questo sul Maxxi, sulla serenità e la stabilità necessaria ad un museo delicato come quello per strutturarsi e rafforzarsi come ha urgente bisogno di fare (cosa che dovrebbe stare decisamente a cuore al Ministero)? Ancora: semmai queste notizie trapelassero all’estero – trapelano, trapelano! -, cosa penserà la community culturale internazionale del fatto che le due principali istituzioni statali dedicate al contemporaneo (Biennale e Maxxi) siano gestite come una farsetta di provincia? E infine: cosa ritiene, Galan, che Giorgio Malgara, neopresidente designato, possa fare di più e di meglio rispetto a Paolo Baratta?
La sensazione, ed è evidente a tutti, è che pur di accordare l’ennesimo capriccio del capo del Governo, il Ministro dei Beni Culturali, impossibilitato dal dare risposte logiche alle domande di cui sopra, si sia infilato suo malgrado in un vicolo cieco. Dal quale potrà uscire esclusivamente danneggiando in maniera grave le più cruciali e fondamentali istituzioni culturali del paese.

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