Sorpresa: una bella grafica esterna fa aumentare le vendite di un vino anche del trenta per cento. Sarà per questo che il connubio etichetta-artista è sempre più fertile?

Siete produttori di vino e oltre alla qualità del nettare d’uva volete fare ben attenzione anche all’impatto comunicazionale del vostro prodotto? Ebbene sappiate che un’etichetta azzeccata e accattivante può determinare il successo o la débâcle commerciale delle vostre bottiglie in bella mostra presso enoteche o supermercati. Una ricerca norvegese, presentata in questi giorni a Firenze […]

Siete produttori di vino e oltre alla qualità del nettare d’uva volete fare ben attenzione anche all’impatto comunicazionale del vostro prodotto? Ebbene sappiate che un’etichetta azzeccata e accattivante può determinare il successo o la débâcle commerciale delle vostre bottiglie in bella mostra presso enoteche o supermercati. Una ricerca norvegese, presentata in questi giorni a Firenze nell’ambito della manifestazione Wine Town, ci certifica come una buona grafica sulla pelle della bottiglia può valere il 30% in più o in meno in termini di vendite.
In quest’ottica si comprende ancora meglio la diffusa e ormai storica presenza degli artisti su questo supporto. Gli albori delle etichette d’artista? In Francia naturalmente, dove i vecchi vigneron chiamavano addirittura Braque o Bacon. Assai attiva la tradizione anche in Italia, basti pensare al successone avuto da Sandro Chia (che decora bottiglie che sono proprio quelle dove è custodito il suo vino) con il Castello di Romitorio, o al buon lavoro recentemente fatto da Domenico Bianchi per il Luna Mater, vino di punta della cantina laziale Fontana Candida. Non è un caso che, per alcune particolari bottiglie, il collezionismo si sia mobilitato non tanto per tesaurizzarne il contenuto, ma la decorazione esterna.

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