Il Giovanni Paolo II di Oliviero Rainaldi resta dove sta. Solo qualche correzione per la statua della discordia, ormai più amata che odiata dai fedeli

“Vistosa la mutazione cromatica”, qualche “fessurazione del bronzo”, “deterioramento della patina” che al tatto risulterebbe “pulverulenta”. Pulverulenta… Mah. Insomma sta di fatto che con questa bizzarra terminologia la commissione incaricata di sbrogliare uno dei più importanti inghippi della Capitale (affermazione ad alto contenuto di eufemismo), ovvero la questione controversa della statua del Beato Giovanni Paolo […]

Vistosa la mutazione cromatica”, qualche “fessurazione del bronzo”, “deterioramento della patina” che al tatto risulterebbe “pulverulenta”. Pulverulenta… Mah. Insomma sta di fatto che con questa bizzarra terminologia la commissione incaricata di sbrogliare uno dei più importanti inghippi della Capitale (affermazione ad alto contenuto di eufemismo), ovvero la questione controversa della statua del Beato Giovanni Paolo II by Oliviero Rainaldi, si è espressa intimando all’artista di “completare” l’opera. La Commissione Tecnica istituita da Gianni Alemanno e  composta da Umberto Broccoli, Francesco Buranelli, Giovanni Carbonara e Maria Vittoria Marini Clarelli ha chiesto a Rainaldi di sistemare il capoccione del povero Wojtyla, che ai più era sembrato rassomigliare ben di più ad un altro personaggio storico del Novecento (nato a Predappio!); di aggiustare il mantello; di alzare il piedistallo; di spostare l’inclinazione. Il tutto, però, salverà la collocazione della statua che, nel delirio mediatico che scaturì la sua posa in opera, rischiò anche di essere trasferita chissaddove.
La colpa non è stata data a Oliviero Rainaldi, tuttavia. A cospargersi il capo di cenere dovrà essere la ditta che si è occupata della fusione: non avrebbe rispettato l’originale bozzetto dell’artista, avrebbe agito in maniera troppo frettolosa, avrebbe apportato eccessive semplificazioni. Dunque i rifacimenti saranno pagati dalla società in questione, dall’erario e dunque da tutti noi o dai privati che effettuarono la donazione dell’opera? Qualche dubbio ce lo abbiamo.
A Oliviero Rainaldi il merito di aver proposto un progetto che, piaccia o no, ha evitato i soliti stilemi triti e banali da statua religiosa e da monumento da piazza. Avrebbe potuto impaginare un Giovanni Paolo struggente e retorico; avrebbe potuto intraprendere la deriva da statua di Padre Pio (esiste un solo paesone del sud Italia ad esserne privo?) allestendo un monumento iperrealista. Non lo ha fatto, ha provato ad emozionare ed è riuscito financo a dar fastidio. Bene così. Tantopiù che, analizzando lo sbobinamento delle telecamere di sorveglianza accese h24 sul bronzeo papa polacco, anche i commissari si sono accorti e hanno dovuto ammettere che “la statua è ormai divenuta meta di pellegrinaggi, luogo di visita, di preghiera e di richieste di grazie rivolte al Beato”.

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