Roma Updates: un articolo in cui Artribune prova a riportare il sentiment delle gallerie in fiera

“Se solo la metà delle promesse che mi hanno fatto si concretizzano, vendo lo stand quattro volte. Ma per ora non ho visto una lira”. Eccola la frase che sintetizza i primi due giorni di fiera negli ex mattatoi del Testaccio a Roma. Per la verità la folla del primo giorno ha sorpreso quasi tutti […]

Se solo la metà delle promesse che mi hanno fatto si concretizzano, vendo lo stand quattro volte. Ma per ora non ho visto una lira”. Eccola la frase che sintetizza i primi due giorni di fiera negli ex mattatoi del Testaccio a Roma. Per la verità la folla del primo giorno ha sorpreso quasi tutti in meniera positiva. Giovedì sera, tra Pelanda e Padiglioni si sarebbe aggirata (seguono dichiarazioni anonime virgolettate di galleristi vari) una veriegata folla di “pubblico davvero interessante” in un contesto che “ha superato la prova più difficile: il buon successo dell’anno scorso si è ripetuto anche quest’anno nonostante mancasse il traino dei musei che l’anno scorso aprivano all’unisono”. “Durante l’inaugurazione” continua un altro gallerista “ho notato anche un cambio di pubblico, finalmente anche il mondo del Cinema, che a Roma può fare la differenza, ha iniziato a capire che non gli fa male frequentare l’arte contemporanea?”. I contatti sarebbero stati notevoli e di considerevole livello, ma “abbiamo venduto solo a stranieri, gli italiani per ora promettono e basta: se sommo tutte le opzioni che ho sulle opere arrivo a venti, se conteggio le caparre che mi hanno lasciato sono a zero, ma perché non imparano a comprare seriamente?”. A proposito di comprare, le doglianze di alcuni mercanti sono sull’apparato degli acquisti dove, “nonostante l’arrivo a Roma del Premio Fico, che è una cosa positiva, il sistema delle acquisizioni è ancora troppo acerbo: i musei dovrebbero muoversi e investire sulla fiera soldi veri”.
L’aria che si respira e il feeling sono davvero buoni, la gente sembra più tranquilla, sciolta e contenta. Gli stessi galleristi che a Milano manco mi salutavano, sono già venuti qui a chiacchierare tre volte”. Non va comunque tutto per il meglio: “tutte le opere all’aperto” affermano due giovani mercanti “ancora non sono all’altezza, lo spazio è troppo caratterizzato e le opere scompaiono”.
L’importante, tuttavia, è che a Roma (è sempre un gallerista a parlare, ma è un pensiero assai diffuso) “non si sfaldi ancor prima di consolidarsi un sistema che stava strutturandosi in maniera invidiabile. Certo che un cambio di direzione al Macro, dopo l’insensato cambio di poltrona all’assessorato alla cultura sarebbe un colpo mortale alle ambizioni della città”.

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