Alla Biennale c’è anche il Padiglione Mediterraneo. Anzi no, è l’ennesima provocazione di Vincenzo Eulisse

Di manifesti e locandine che pubblicizzano le millanta iniziative in qualche modo associate alla Biennale, girando per Venezia, se ne incontrano a bizzeffe. E le più strampalate ed improbabili, che a volte nascondono pure progetti interessanti. Ve ne racconteremo uno, domani. Eppure questo ti colpisce subito, per qualcosa che non fila: infatti guardi bene e […]

Di manifesti e locandine che pubblicizzano le millanta iniziative in qualche modo associate alla Biennale, girando per Venezia, se ne incontrano a bizzeffe. E le più strampalate ed improbabili, che a volte nascondono pure progetti interessanti. Ve ne racconteremo uno, domani.
Eppure questo ti colpisce subito, per qualcosa che non fila: infatti guardi bene e scopri un tarocco in piena regola. Un “54. Biennale di Venezia” scritto in carattere e colore improvvisati, eppoi l’assenza assoluta del logo ufficiale della rassegna. Ed anche l’iniziativa promossa, il fantomatico Padiglione Mediterraneo, non risulta da nessun programma biennalesco. Ti avvicini, leggi meglio la firma sul disegno che decora il manifesto, e tutto si fa chiaro: trattasi di Vincenzo Eulisse, storico contestatore di diecine di biennali, fomentatore di proteste spesso strutturate ed estese, che stavolta – che sia un po’ appannato, a settantacincue anni suonati? – ha deciso di cavalcare il tema di maggiore attualità a livello globale…

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Redazione

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