Morto a Londra Sir Denis Mahon. Aveva cent’anni e il Barocco italiano se l’era inventato lui

La sua ennesima celebrazione sarebbe stata fra un mesetto circa, a Venezia, con una mostra dedicata alla sua superba collezione privata, progettata nelle Gallerie dell’Accademia. Ma difficilmente il progetto andrà in porto: perché nel frattempo Vittorio Sgarbi – che l’aveva ideata come evento collaterale del suo folle Padiglione Italia alla Biennale, non è più soprintendente […]

La sua ennesima celebrazione sarebbe stata fra un mesetto circa, a Venezia, con una mostra dedicata alla sua superba collezione privata, progettata nelle Gallerie dell’Accademia. Ma difficilmente il progetto andrà in porto: perché nel frattempo Vittorio Sgarbi – che l’aveva ideata come evento collaterale del suo folle Padiglione Italia alla Biennale, non è più soprintendente e quindi non è certo di poter disporre degli spazi. Ma soprattutto perché lui, il protagonista, il grande storico dell’arte e collezionista inglese Sir Denis Mahon, ha deciso ieri di andarsene, dopo aver varcato baldanzosamente la soglia del secolo di vita. Un secolo che ha segnato indelebilmente con la sua esistenza, cambiando molte cose nella storia dell’arte, soprattutto italiana.
Non è questa la sede per tracciare un ritratto a tutto tondo del personaggio (che potete vedere in alcuni interventi nel video qui sotto): lo faremo quanto prima con un articolo di approfondimento su Artribune. Ci limitiamo ora a ricordare il suo legame inscindibile con l’Italia, che aveva eletto a seconda patria. Nato a Londra l’8 novembre 1910, laureato a Oxford, fece il suo primo viaggio nel 1934, per studiare l’arte barocca in Italia e precisamente a Cento (Ferrara), dove fu conquistato dal Guercino. E si deve proprio al suo lavoro la rivalutazione di tutto il Barocco, dopo il rifiuto della critica del XIX secolo e del primo Novecento. Una valorizzazione nata appunto dal Guercino, di cui Mahon era il massimo studioso a livello mondiale, ma esteso anche a tutti i bolognesi – dai Carracci a Guido Reni –, oltre ad artisti come Caravaggio e Poussin. Fra i molti riconoscimenti con i quali l’Italia si era in parte sdebitata, la cittadinanza onoraria di Bologna e Cento, e la laurea honoris causa al Dams, sempre a Bologna. Negli anni aveva raccolto una prodigiosa collezione focalizzata su questi artisti, con 75 capolavori del barocco italiano ora lasciati in eredità a diverse collezioni pubbliche britanniche, ed alla National Gallery of Ireland di Dublino.

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Redazione

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