First They Killed My Father: il genocidio in Cambogia in un film diretto da Angelina Jolie

Esce il 15 settembre su Netflix il nuovo film di Angelina Jolie. L'attrice americana torna dietro la macchina da presa per raccontare il genocidio cambogiano. Il punto di vista è quello di una bambina di cinque anni sopravvissuta al massacro

Ha passato la sua infanzia sotto la dittatura dei Khmer Rossi, capeggiata da Pol Pot, artefice di uno tra i più cruenti genocidi della storia, una strage che ha provocato la morte di un quarto della popolazione cambogiana tra il 1975 e il 1979. Parliamo di Rithy Panh, sfuggito al genocidio scappando prima in Thailandia e in seguito in Francia, dove è diventato regista. Il suo straordinario documentario The Missing Picture è stato acclamato in tutto il mondo, guadagnandosi il premio della sezione Un certain regard al Festival di Cannes nel 2013 e ottenendo una nomination agli Oscar 2014 nella categoria miglior film straniero. Il film è stato realizzato con modelli d’argilla, a sottolineare come la documentazione visiva di quegli anni sia stata distrutta o mai realizzata.
Il regista torna ora a far parlare di sé, ma in veste di produttore: esce il 15 settembre su Netflix il film dal titolo First They Killed My Father (Prima hanno ucciso mio padre). Questa volta, a differenza dell’altro documentario che ha avuto una distribuzione di nicchia, il film sarà probabilmente visto da milioni di persone e quindi la storia del genocidio sarà conosciuta da un pubblico più vasto. Anche grazie alla popolarità della regista. Si tratta infatti di Angelina Jolie, per la quarta volta dietro la macchina da presa. L’attrice americana ha visitato la Cambogia la prima volta nel 2000 per girare Lara Croft: Tomb Raider, ha poi preso la cittadinanza e ha adottato un bambino cambogiano. Il film è stato girato tra Battambang e Phnom Penh.

IL GENOCIDIO VISTO DAGLI OCCHI DI UNA BAMBINA

La storia del genocidio sarà narrata dagli occhi di una bambina di 5 anni, Loung Ung. Sopravvissuta al massacro, ha contribuito, insieme alla Jolie, alla sceneggiatura, basata sul libro autobiografico Il lungo nastro rosso (First They Killed My Father: A Daughter of Cambodia Remembers) scritto proprio da Loung Ung. Pare che Rithy Panh non abbia avuto nessuna interferenza ufficiale nel produrre il film perché non si tratta di una pellicola politica. Forse anche grazie al fatto che l’attuale Primo Ministro della Cambogia Hun Sen, confermato alla guida del Paese per la quarta volta nel 2013, sia un ex comandante Khmer che ha disertato nel 1977, rifugiandosi in Vietnam insieme ad altri ufficiali. E grazie anche al fatto che dietro la macchina da presa ci sia Angelina Jolie che da anni si batte per cause umanitarie a sostegno dei rifugiati e degli sfollati in molte parti del mondo, ed è ambasciatrice per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

– Daniele Perra

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Daniele Perra

Daniele Perra

Daniele Perra è giornalista, critico, curatore e consulente strategico per la comunicazione. Collabora con "ICON DESIGN", “GQ Italia”, “ULISSE, "SOLAR" ed è docente allo IED di Milano. È stato fondatore e condirettore di “unFLOP paper” e collaboratore di numerose testate…

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