“Land of Mine – Sotto la sabbia”. Un capitolo sconosciuto della II Guerra Mondiale

Il regista Martin Zandvliet riporta alla luce la storia dimenticata dei soldati tedeschi che dopo la resa furono obbligati a rimuovere oltre 2 milioni di mine posizionate sulla costa danese proprio da loro. E il film rientra tra i 10 imperdibili dell’anno secondo L.A. Weekly.

Martin Zandvliet (alla regia) e la moglie Camilla Hjelm Knudsen (alla fotografia) hanno creato un’atmosfera pulita ed efficace per ambientare Land of Mine – Sotto la sabbia. Presentato prima al Festival di Toronto e poi alla Festa del Cinema di Roma, il film arriverà nelle sale italiane domani. Secondo quanto riportato da L.A. Weekly sarebbe uno dei dieci imperdibili dell’anno.
Quando il tema verte attorno alla Seconda Guerra Mondiale, sembra che le strade siano state tutte battute, invece Zandvliet scova un dettaglio dimenticato dalla storia e lo usa come sfondo per un messaggio più ampio sulla riscoperta dell’umanità da parte di un popolo straziato dagli orrori della guerra. Lo fa senza scivolare in facili sentimentalismi, ma con una conquista che tanto più è graduale, tanto più diventa credibile.

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

LA STORIA DIMENTICATA
Poco prima della fine della guerra Hitler arruola i pochi che ancora non avevano preso parte alle forze armate: quasi tutti giovani tra 15 e 18 anni.
Nel caos legislativo post bellico, nonostante il divieto della Convenzione di Ginevra del 1929 in proposito, gli Alleati inglesi permettono alla Danimarca di usare i prigionieri di guerra tedeschi per disinnescare 2 milioni di mine, disseminate lungo la costa occidentale. In pochi mesi i giovani inesperti rimuovono oltre un milione e mezzo di ordigni, ma i sopravvissuti sono meno della metà.

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

IL SERGENTE RASMUSSEN
Nel personaggio del Sergente Rasmussen si concentra tutta l’elaborazione psicologica e caratteriale che manca nei giovani soldati. Ma sembra una scelta intenzionale. Il processo di conquista dell’umanità diventa il vero fulcro della storia. Così se la scena iniziale espone il trattamento spietato riservato ai prigionieri, dopo cinque anni di occupazione a danno dei danesi, man mano che i giovani avanzano, strisciando sulla sabbia e scoppiando insieme alle mine, la coscienza morale del comandante prende il sopravvento sul desiderio di vendetta.

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

Land of Mine – Sotto la sabbia di Martin Zandvliet, Danimarca, 2015

UN THRILLER EMOTIVO E L’USO PSICOLOGICO DELLA FOTOGRAFIA
Land of Mine è un film che oltre a mettere in scena un importante capitolo della storia finito nel dimenticatoio, riesce ad intrattenere coi toni del thriller, con gli effetti speciali e con una particolare attenzione per un suono coinvolgente. La fotografia oltre ad essere tecnicamente ineccepibile ed esteticamente efficace,
svolge una funzione psicologica: il paesaggio desolato è quello della costa, ma anche quello depauperato delle anime che lo abitano, straziate da una lunga guerra, dal desiderio di vendetta, dalla paura , dall’inesperienza, dal sentimento contrastante tra l’aridità della sabbia inerte che rappresenta la morte e lo scenario del mare all’orizzonte che suggerisce vita, rinascita, perdono, speranza.
Un film che ha conquistato Variety, The Washington Post e che L.A. Weekly ha inserito nei 10 imperdibili dell’anno.

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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