Art in a coffee cup: tutto il creato nella tazzina di Keith Tyson

Ogni oggetto ha proprietà che oltrepassano la sua funzione, secondo Keith Tyson. L’arte, tuttavia, è l’unica ad essere necessaria senza servire a qualcosa di specifico.

“Per capire una tazza di caffè, si dovrebbe comprendere l’intero universo” secondo l’artista britannico Keith Tyson. Definito anche l’anti Damien Hirst, ai sezionamenti tassidermici, ai medicinali tossici, ai teschi incastonati del collega, ha sempre preferito attività meno sensazionali: liste e cataloghi aristotelici in grado di descrivere l’universo secondo un principio d’inclusione, dove la vita, l’essere e i meccanismi di genesi dell’energia e dei flussi d’informazione sono elementi imprescindibili.
Nella sua carriera Tyson ha vinto il Turner Prize (2002), ha sconvolto New York col suo Large Field Array (2007), quando ha provato ad inserire in un’unica stanza campioni rappresentativi di ogni elemento del creato (inclusi atteggiamenti, abitudini, oggetti d’uso comune e dettagli trascurabili del quotidiano), assolutizzandoli in cubi equidimensionali.

Keith Tyson, Large Field Array, 2007, particolare

Keith Tyson, Large Field Array, 2007, particolare

Del suo vizio, il gioco d’azzardo, ha fatto poi virtù, spiegando al mondo, coi suoi occhi affascinati, il regno delle possibilità: dalle ruote delle roulette con la History Painting Series (2008), ai Fractal Dices (2008), al retro delle carte da gioco (52 Variables, 2010).
Nessuna sorpresa se anche in una tazza di caffè l’artista veda molto di più di un semplice bicchiere: è l’oggetto fisico che se cade si spacca, un disegno industriale che lo rende piacevole alla vista e maneggevole, infine è la funzione che espleta. Per l’arte è diverso “Il potere di un’opera è che non serve a qualcosa di specifico.” sostiene Tyson “La sua autonomia funzionale permette di concentrarsi sul suo significato e al significato della nostra esistenza nel mondo “.
Un’opera in sé non è rilevante, non sarebbe necessaria, ma diventa importante per interpretare e comprendere la complessità dell’universo esistente, disegno a cui non si sottrae neppure un’insignificante tazzina di caffè.

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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