Troels Abrahamsen, End Scene. Suoni in bianco e nero, dalla Scandinavia

Dalla scena indie danese un brano di Troels Abrahamsen. Lo accompagna un videoclip sperimentale, che alle atmosfere intense di una ballata electro unisce una tecnica di animazione originale, a metà tra digitale ed analogico. Geometrie in bianco e nero, evocando la luce e il buio

Danese, classe ’83, musicista, producer e cantautore, Troels Abrahamsen cavalca la nuova scena indie scandinava con intelligenza e una certa irrequietezza. Un percorso, quello degli ultimi anni – sia come frontman dei VETO, che con vari progetti da solista – animato da influenze forse scontate, ma sempre azzeccate, tra rock ed elettronica: un carico di Radiohead, un po’ di Cure e di Depeche Mode, qualche eco di ottimi contarranei nordici, dai Röyksopp a The Knife. Niente di nuovo sotto il sole (si fa per dire, viste le latitudini) ma il mix funziona: ricercato, spesso intenso, melodico e strumentale, con tanto accelerazioni ritmiche e dilatazioni digitali. Ultimo lavoro prodotto con VETO nel 2013, Point Break, dopo nove anni di attività, mentre nelle vesti di solista ha da poco sfornato Bipolar, sulla scia delle esperienze di ricerca avviate nel 2009 con WHT e poi nel 2010 con BLCK, dalle sonorità più cupe ed electro.

Troels Abrahamsen, End Scene, 2009

Troels Abrahamsen, End Scene, 2009

E proprio dal progetto del 2009 ripeschiamo questa bella prova musicale che è anche un piccolo gioiello di videoanimazione, grazie alla collaborazione con Steffen Bygebjerg. La partitura di geometrie optical, che pulsano insieme al groove del pezzo, sono tutte realizzate al pc, con Adobe After Effects. Ogni frame è stato poi stampato, quindi scansionato e lavorato nuovamente in digitale, senza l’aggiunta di alcun effetto in post produzione: la corposità, la ruvidezza e l’imprecisione di forme e texture non sono che il risultato di questo passaggio intermedio attraverso l’analogico. Quasi si trattasse di esperimenti diretti su pellicola o di rudimentali collage, tra estetica punk e videoarte d’epoca. Per il resto, una sequenza irregolare di linee, griglie, sfere, bande luminose, flash improvvisi e porzioni rigorose di buio. Mentre la ballata di Abrahamsen, che quasi cita il romanticismo malato e visionario di Thom York, cuce un piccolo testo poetico, in cui il giorno si capovolge nella notte…

The light is brighter than it usually is.
How come you’re wearing glasses on a day like this?
Take them off so you can see the rays,
as they hit your eyes and crawl down your face.

We used to use the night
to do the things we thought were right.
We used to think that the light might
set your heart in flames and me alight.

I used to dream of mushroom clouds.
Smoke that could block out the light.
Black flames that could eat the sun.
Replace day by permanent night“.

Helga Marsala

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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