Syd Minus e la distillazione dei corpi. Dispositivi per video performance, a Venezia

Installazione con video performance, evento collaterale alla 55° Biennale di Venezia. "Human Distiller" è l'opera di Syd Minus che dà il titolo a una mostra giocata tra suggestioni scientifiche e riflessioni filosofiche. Provando a catturare l'essenza del corpo, tra vuoto e materia

Syd Minus, Human distiller
Venezia, 28 maggio 2013

Nella distillazione umana si riducono al nulla tutte le certezze (ormai pensate e quindi passate) dell’individuo trasformandolo in massa, centro gravitazionale e compressore spazio-temporale.
Il contenitore trasparente, vero ritratto dell’individuo divenuto massa, marcato e svuotato, chiede di essere riempito con materia nuova non ancora pensata, unica e sola possibilità dell’essere.
È evidente che solo la morte (come assenza totale di massa) può riempire l’assenza riducendo a zero la gravità e dilatando all’infinito – 1 lo spazio-tempo.
La soluzione per essere sempre ritratti e quindi vivi, è quella di non nascere
”.

Syd Minus, Human Distiller, 2013 - installazione + video performance

Syd Minus, Human Distiller, 2013 – installazione + video performance

Si intersecano riflessione di taglio esistenzialista e sperimentazione scientifica nel lavoro di Syd Minus, che nel parlare di vita, di morte e di destino, tra alienazione e massificazione, saccheggia il tipico immaginario da laboratorio, mixando filosofia e fisica quantistica. Sotto il segno dell’arte.
Negli spazi del cortile seicentesco dell’Hotel Flora, nei giorni dell’opening della 55° Biennale di Venezia, l’installazione con video performance Human Distiller dava il nome a un evento espositivo – a cura di Chiara Ferella Falda – costruito intorno a una serie di opere, dispositivi combinati per un test sulla misura del corpo e la sostanza dell’Io. Alla base una domanda impossibile: si può pensare di distillare un corpo umano? Si può condensarne o cristallizzarne l’esistenza?
Human Distiller è, in effetti, una macchina per la distillazione di corpi, vasca cilindrica piena d’acqua – circa 1000 litri – in cui immergersi lasciando fuoriuscire il corrispettivo liquido della propria massa corporea, subito raccolto, indicizzato ed archiviato dall’artista. Ogni azione ha dunque i contorni di un ritratto inusuale, nel tentativo di capire come cogliere l’essenza di un soggetto, catturandolo nella sua pienezza e consegnandolo a un presente continuo: la risposta resta sospesa, necessariamente, tra la linea della morte e quella della vita, tra il vuoto sotteso della presenza e il peso specifico dell’assenza.

– Helga Marsala

www.sydminus.com

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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