Autodidatta e rivoluzionario. William N. Copley a Milano

Fondazione Prada, Milano – fino all’8 gennaio 2017. Un controverso protagonista dell’arte americana va in scena nella sede meneghina. Con una serie di testimonianze creative e documentarie che mettono in luce il carattere rivoluzionario della sua poetica.

UNA PERSONALITÀ COMPLESSA
Alla mostra si accede dal secondo piano del podium, la porta, affiancata da un numero civico, è quella di una casa privata, forse di un negozio, meglio di una galleria. È quella di William N. Copley a Beverly Hills, Los Angeles. Personalità complessa, Copley era artista, poeta, scrittore, gallerista e, al tempo stesso, figura di collegamento fra gli artisti.
Il visitatore viene introdotto in una serie di ambienti con le pareti di velluto rosa, che ricostruiscono appunto quel luogo affascinante e sospeso.
La prima parte della mostra, curata da Germano Celant, introduce alla figura di questo particolare personaggio, protagonista dell’arte americana, nato nel 1919 e scomparso nel 1996. Un grande tavolo con bottiglie di superalcolici accoglie chi entra: è Breton revisited del 1958-67. Alle pareti sono appesi alcuni dei dipinti che aveva raccolto negli anni, tutti rigorosamente surrealisti, da Max Ernst a René Magritte da Man Ray a Jean Tinguely. Opere che oggi sono a Houston, in Texas, presso la Collezione Menil. Copley è raccontato attraverso molti materiali, fotografie, inviti, cataloghi e qualche lavoro. Sono le testimonianze di un clima, di un’atmosfera, perfettamente suggeriti.

René Magritte, L'évidence éternelle (The Eternally Obvious), 1930 - Opera della ex Collezione Copley - photo Roberto Marossi - Courtesy Fondazione Prada

René Magritte, L’évidence éternelle (The Eternally Obvious), 1930 – Opera della ex Collezione Copley – photo Roberto Marossi – Courtesy Fondazione Prada

UN AUTODIDATTA RIVOLUZIONARIO
La mostra prosegue al piano di sotto, dove campeggia un’enorme struttura circolare, la ricostruzione della sua Cappella Sextina del 1961. Al posto dei personaggi michelangioleschi sono tane donnine nude incastrate fra loro. Qui inizia la vera e propria mostra di Copley, che ha raccontato di essersi accorto della sua vocazione artistica una volta tornato dalla guerra, a metà degli Anni Quaranta: “Avevo bisogno di qualcosa che mi infiammasse; la guerra era stata uno shock, avevo appena finito di leggere James Joyce e mi era parso lo scrittore più rivoluzionario in termini di immagini e modalità espressive. Ho cominciato a dipingere nella speranza che, acuendo la mia percezione visiva, avrei acuito anche la mia percezione letteraria”.
La posizione che questo autodidatta dell’arte sceglie è ai limite del cattivo gusto. I suoi quadri, di cui qui è in mostra una cospicua selezione, parlano di sesso, di organi genitali maschili e femminili, ma anche di oggetti di uso quotidiano, di rapporti fra le persone, di politica, suo interesse portante, senza dimenticare continui riferimenti alla storia dell’arte. Le sue, in anni di dogmi astratti, sono immagini estremamente dirette e costituiscono una deviazione all’ortodossia. Deviazione che forse riusciamo a comprendere in tutta la loro portata, in tutti i sensi, rivoluzionaria, solo a cinquant’anni di distanza.

Angela Madesani

Milano // fino all’8 gennaio 2017
William N. Copley
a cura di Germano Celant
FONDAZIONE PRADA
Largo Isarco 2
02 56662611
[email protected]
www.fondazioneprada.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/56876/william-n-copley/

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Angela Madesani

Angela Madesani

Storica dell’arte e curatrice indipendente, è autrice, fra le altre cose, del volume “Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia”, di “Storia della fotografia” per i tipi di Bruno Mondadori e di “Le intelligenze dell’arte”…

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