Nel segno di Dada. Francis Picabia a Zurigo

Kunsthaus, Zurigo – fino al 25 settembre 2016. Dice di lui stesso nel 1924 “né pittore, né scultore, né spagnolo, né cubano, né americano, né dada, io sono vivo”. E infatti determinare una precisa cittadinanza territoriale e culturale per Francis Picabia, nomade non solo nello spazio, ma anche e soprattutto negli stili e nelle idee, non è facile…

UN ARTISTA NOMADE
All’artista nomade addirittura nel nome, il cui accento muta di posto a seconda della lingua che lo pronuncia, una rivendicazione di appartenenza culturale gliela concede questa estate la città di Zurigo, tributandogli una grande e bella retrospettiva ospitata dalla Kunsthaus nel centenario di Dada.
Francis Picabia (Parigi, 1879-1953), nato nella Ville Lumière da madre francese e padre spagnolo (è accreditata talvolta l’origine cubana di quest’ultimo, funzionario dell’ambasciata dell’isola caraibica in Francia) si è sentito di appartenere all’“internazionale dadaista”, di casa nella neutrale svizzera durante la Prima guerra mondiale, per un periodo limitato (frequenta il Cabaret Voltaire dal 1919, per tirarsene fuori, con una dichiarazione pubblicata nella rivista Comoedia, nel 1921), ma il suo imprinting nello sviluppo del movimento condiviso con Tristan Tzara e Hans Arp è stato caratterizzante.

Francis Picabia, Printemps, 1942-43 ca. - Courtesy Michael Werner Gallery, New York-Londra & Märkisch Wilmersdorf - © 2016 ProLitteris, Zurich

Francis Picabia, Printemps, 1942-43 ca. – Courtesy Michael Werner Gallery, New York-Londra & Märkisch Wilmersdorf – © 2016 ProLitteris, Zurich

NON SOLO DADA
Dada, e non solo: la retrospettiva, che presenta opere selezionate dalla curatrice Cathérine Hug insieme ad Anne Umland del MoMA di New York, lascia emergere come stili e tecniche molteplici abbiamo anticipato opzioni artistiche del Novecento, poiché in Picabia si riscontrano, via via, le radici dell’arte concettuale, dell’optical art, della pop art, dell’informale. Compie i primi passi da impressionista, e, influenzato dall’amico Apollinaire, da “cubista orfico”, ma la sua attrazione per la contemporaneità, e il suo humor mordace, lo portano a interrogarsi sul presente e sul progresso: utilizza diagrammi e schemi tecnici stravolgendone il senso, fa uso di citazioni letterarie, ricorre alla parodia e all’appropriazione, considerate come strategie creative a pieno diritto.

UN’ECLETTICITÀ ORDINATA
Il percorso espositivo diacronico mette in evidenza la sua ordinata ecletticità: ogni sezione corrisponde a un periodo, a un vissuto, a uno stile che sembrerebbero non appartenere alla stessa mano. Si passa dai dipinti orfici alla grafica dadaista e ai quadri “meccanomorfici”, dal surrealismo catalano dei primi Anni Venti alla “perla” cinematografica Entr’acte, breve film girato nel 1924 da René Clair, di cui Picabia firma la sceneggiatura (e la scena-cult del getto d’acqua che spazza via la partita di scacchi giocata tra Duchamp e Man Ray), dai ritratti neoclassici dipinti con la vernice industriale ai collage e alle mostruose tele espressioniste del periodo in Costa Azzurra, dal ritorno alla pittura figurativa tra Anni Trenta e Quaranta – che gli valse il sospetto di non voler essere considerato “degenerato”, ma che in realtà cela una componente di critica sociale – per finire, nel dopoguerra, con il gioco di forme e colori in semplici e dirette astrazioni.
La rassegna – nata in collaborazione con il Museum of Modern Art di New York, dove si sposterà in autunno – è chiara e leggibile, dall’allestimento essenziale e spazioso, come ci abitua la funzionalità di gusto svizzero, alla mediazione dei contenuti affidata a pannelli presenti in ogni sezione, redatti, oltre che in tedesco, in un inglese immediato, agilmente comunicativo.

Valeria Carnevali

Zurigo // fino al 25 settembre 2016
Francis Picabia – Una retrospettiva
a cura di Cathérine Hug 
KUNSTHAUS
Heimplatz 1
+41 (0)44 253 84 84
[email protected]
www.kunsthaus.ch

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Valeria Carnevali

Valeria Carnevali

Sempre attratta dalle forme della cultura contemporanea come espressione delle dinamiche umane, in una prima vita ho vissuto e lavorato a Milano per inseguire da vicino l’evolversi del presente, collaborando con gallerie, spazi espositivi ed editori specializzati in arte e…

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