Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi. In omaggio alla madre

Palazzo Campana, Osimo – fino al 30 ottobre 2016. Vittorio Sgarbi omaggia la madre – grande e raffinata collezionista – con una bella mostra che attraversa secoli di storia dell’arte italiana. Da Lorenzo Lotto al Guercino, da Artemisia Gentileschi fino a Gaetano Previati.

RITRATTO DI RINA CAVALLINI
Osimo, splendida cittadina marchigiana, ospita una mostra che è sia un viaggio personale in un certo “sentire italiano” dell’arte e dell’identità culturale, sia un omaggio intimo a una madre, Rina Cavallini (1926-2015) che è anche una figura atipica ma simbolica del nostro secondo dopoguerra. Giovane donna “ammazza aste” instradata dal padre costruttore, nel corso di questa sua singolare carriera all’interno di un mondo prettamente maschile acquisì abilità e competenze che in seguito le sarebbero tornate utilissime nell’aiutare il figlio a costruire la sua collezione: “Ero una testa dura, dicevano, ma secondo me era solo un modo per farsi una ragione del fatto che a vincere ero quasi sempre io. Allora come oggi, quando una donna era bella e non stupida, doveva essere per forza ‘cattiva’. La verità è che, se volevo farmi rispettare in un mondo di uomini – i quali certo non avevano alcuna intenzione di farsi battere da una ragazzina di provincia – dovevo tirare fuori la mia grinta. Il gioco – che poi, gioco non era affatto – richiedeva occhio e grande tempismo. Dovevi capire chi avevi intorno, non dovevi lasciarti intimorire da chi accampava chissà quali diritti solo per il fatto che lui era un uomo più grande di te”.

Artemisia Gentileschi, Cleopatra, 1620

Artemisia Gentileschi, Cleopatra, 1620

FRA QUATTRO E CINQUECENTO
Il coraggio, il talento e la caparbietà di questa ex-ragazzina di provincia sono stati insostituibili nel comporre la collezione di Vittorio Sgarbi: la mostra dunque, molto ben costruita a Palazzo Campana e a lei dedicata, rende conto – attraverso 150 opere scelte tra 4.000 raccolte in più di trent’anni – di un tessuto connettivo complesso e articolato fatto di scelte, di rapporti affettivi, di affinità sentimentali e culturali tra madre e figlio. Le stanze segrete, partendo dalla meravigliosa Aquila lignea di Niccolò dell’Arca (1478) e dall’“antigraziosa” Sacra famiglia (1520-30) di Cola dell’Amatrice, offre la sequenza narrativa compatta di un gusto senza sbavature che si snoda organicamente lungo circa quattro secoli e che identifica un’idea precisa dell’arte italiana (che si sofferma volentieri anche sui maestri cosiddetti “minori”), conseguita attraverso il piacere della scoperta e delle associazioni spericolate.

Guido Cagnacci, Allegoria del Tempo (La vita umana), 1650 ca.

Guido Cagnacci, Allegoria del Tempo (La vita umana), 1650 ca.

SOTTO IL SEGNO DI ARTEMISIA
Così, i fiori le foglie il paesaggio il cielo inquadrati dalla finestra che si apre nella parete rosa mattone dello splendido Ritratto di Ludovico Grazioli (1551 ca.) di Lorenzo Lotto fa il paio con il Ritratto del legale Francesco Righetti (1626-28) del Guercino, prima natura morta di libri, tracciano una linea ben chiara di elementi e dati di realtà che fanno una storia e fondano una tradizione. La Cleopatra (1620) di Artemisia Gentileschi esplorano le corde sommerse di questa identità tutta italiana del realismo: “Artemisia ribalta tutto. Il suo realismo è assoluto, imminente, senza nessuna concessione lirica o intimistica”, scrive Sgarbi. Perfino Caravaggio si mostra più prudente, mentre Cagnacci persegue una sensualità intellettuale, sofisticata. Raramente un nudo ha rinunciato nelle forme e nella posa a ogni esterna gradevolezza”. Altri notevoli episodi secenteschi sono il San Girolamo (1648 ca.) di Jusepe De Ribera, l’Allegoria del Tempo (La vita umana, 1650 ca.) di Guido Cagnacci e La bottega dell’artista (1650 ca.) di Pietro Paolini.

Jusepe de Ribera, San Girolamo, 1648 ca.

Jusepe de Ribera, San Girolamo, 1648 ca.

L’INQUIETUDINE DI PREVIATI
Il viaggio conduce poi il visitatore davanti ad alcune gustose opere settecentesche, come i caricaturali Otto ritratti di personaggi francesi (1725-30) di Pier Leone Ghezzi, e soprattutto le Teste in cera policroma e materiali vari come vetro, tessuto, capelli (1730-40) della bolognese Anna Morandi Manzolini, singolare connubio di arte e scienza e esempio di un naturalismo vivido e espressivo che scorre sotterraneamente all’arte ufficiale. Tra le opere che concludono il percorso si segnalano le Vedute urbane bolognesi (1825) di Antonio Basoli e l’inquieto Cristo crocefisso (1881) di Gaetano Previati.

Christian Caliandro

Osimo // fino al 30 ottobre 2016
Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi
a cura di Pietro Di Natale
PALAZZO CAMPANA
Piazza Dante Alighieri 4
0717 236088
i[email protected]
www.lestanzesegretedivittoriosgarbi.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/52293/le-stanze-segrete-di-vittorio-sgarbi/

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Christian Caliandro

Christian Caliandro

Christian Caliandro (1979), storico dell’arte contemporanea, studioso di storia culturale ed esperto di politiche culturali, insegna storia dell’arte presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. È membro del comitato scientifico di Symbola Fondazione per le Qualità italiane. Ha pubblicato “La…

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