Novità in collezione. Alla GAMeC di Bergamo

GAMeC, Bergamo – fino al 27 marzo 2016. Una mostra presenta le nuove opere che entreranno a far parte delle collezione permanente del museo bergamasco. Grazie a un serie di generose donazioni, la GAMeC rafforza il suo ruolo sempre più di primo piano nel contesto nazionale ed estero.

NUOVE ACQUISIZIONI
Non tutto è immobile, e la GAMeC di certo non lo è. In un panorama museale che fatica a stare al passo con le più importanti istituzioni internazionali, beneficiarie di politiche di acquisizioni impensabili in Italia, nell’ambito della mostra Atlante delle immagini e delle forme, la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo presenta al pubblico le nuove acquisizioni entrate a far parte della collezione permanente del museo.
Una storia che si ripete e il passato ne è testimone eloquente. Tutto il corpus di opere stabilmente visibile al pubblico è infatti esito di una serie di donazioni, da Spajani, Stucchi, Pandini, Manzù a Lanfranco Colombo, Zucchelli passando per aziende e istituzioni come Remuzzi Marmi, Viafarini-Careof, Bruno Bishofberger e la galleria T293.

UN’ETEROGENEITÀ TROPPO ACCENTUATA
Ovviamente nulla è frutto del caso. Il museo bergamasco ha saputo darsi peso come istituzione forte ed emancipata, attraendo a sé attenzioni, creando legami forti con il territorio che ha preso, e continua a prendere parte, alla formazione della collezione permanente. Certo le sale del GAMeC hanno un andamento un po’ schizofrenico, in pochi metri si passa da Cattelan a Migneco da Kandinsky a Sislej Xhafa, e con le nuove donazioni appena giunte, se è possibile, questo aspetto aumenta ancora di più. Così all’ultimo piano del museo troviamo Alghe di Stefano Arienti; Untilted, AEL ZNV ADE VALE E GAMEC FLY NE TER HUSBAND WIFE VAC e 1–1 di Josh Tonsfeldt; European conceptualization in analytical philosophy on history and present di Remco Torenbosch; Superficie a testura vibratile di Getulio Alviani; Arcangel e Dreams di Cory Arcangel; Plasticine Paintings di Dan Rees; Manifestoperartepoverabergamoduemiladodici di Emilio Prini; Time you Need di Sarah Sparkes; Sala d’attesa (Bergamo, inverno 1944-45) di Giulio Paolini; Giovani che guardano Giulio Paolini di Adrian Paci; Amore Amore di Corrado Levi; The Deleted Scene di Ken Okiishi; The Celestial Path di Invernomuto; Lolita Lempicka di Renuad Jerez; Atelier, scena III di Ferrario Frères; No titolo (Si potrebbe supporre…) di Luciano Fabro; L’era successiva (Caravaggio Giuditta) di Mariella Bettineschi.

Atlante delle immagini e delle forme – installation view at GAMeC, Bergamo 2016 - photo Francesca Ferrandi

Atlante delle immagini e delle forme – installation view at GAMeC, Bergamo 2016 – photo Francesca Ferrandi

ALLA RICERCA DI UN CRITERIO UNIFORME
L’uniformità, in questo caso, oltre a non essere temporale o stilistica, non è rappresentata da un unico ente donatore e neppure da una vera e propria costante qualitativa. Tuttavia la GAMeC, con queste nuove acquisizioni, diventa un museo sempre più caleidoscopico, dove il fruitore viene sballottato da un decade all’altra, da un Paese all’altro, da una tecnica all’altra, forzando le regole normative usuali e andando al di là delle consuete espressioni espositive. E se da un lato, per forza di cose, questa forma lo rende un po’ criptico, dall’altro il risultato è estremamente stimolante e divertente.

Dario Moalli

Bergamo // fino al 27 marzo 2016
Atlante delle immagini e delle forme
a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Maria Cristina Rodeschini
GAMEC
Via San Tomaso 53
035 270272
www.gamec.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51067/atlante-delle-immagini-e-delle-forme/

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Dario Moalli

Dario Moalli

Dario Moalli (Vigevano 1991) studia Storia e critica dell’arte all’università di Milano, nel 2013 si è laureato in Scienze dei Beni culturali, e da qualche anno vive stabilmente a Milano, dove vaga in libertà. Condivide l’interesse per l’arte con quello…

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