Lucidità del vuoto. Anna Conway a Reggio Emilia

Collezione Maramotti, Reggio Emilia – fino al 31 luglio 2016. Prima mostra europea per l’artista americana. Quattro nuovi dipinti, realizzati ah hoc, illustrano paesaggi colti durante le prime ore del giorno, a metà pomeriggio, al crepuscolo e nel cuore della notte, a rappresentare la durata di un intero giorno, osservato da quattro punti di vista diversi.

UNA LUCIDA INVENZIONE
I quatto nuovi dipinti inseriti in Purpose sono stati creati per la Collezione Maramotti da Anna Conway (Durango, Colorado, 1973; vive a New York) e sono il risultato di una dedizione speciale, per un’artista che ha realizzato soltanto ventisei quadri negli ultimi quindici anni. I cinque lavori complessivi che formano il percorso a piano terra sembrano suggerire che per la Conway la pittura rappresenti un processo di lucida invenzione, di visionaria miniaturizzazione della realtà. Un quinto dipinto, realizzato nel 2013, dal titolo It’s not going to happen like that, si collega agli altri, come un indicatore atemporale esterno, definendo un interno claustrale, la cui ritualità fissa ricade su se stessa.

VUOTO E MATERIA
Così variamente distribuiti, i dettagli lucidi, nei paesaggi di Anna Conway, sembrano qui tracciare un percorso morbidamente accidentato, non lineare – sempre che sia consentito l’utilizzo di questo termine, per definire una porzione di spazio tra un orizzonte chiuso e un suo opposto, infinito alle nostre spalle – un luogo nel quale il senso di sospensione della gravità resta legato, volta per volta, al ritorno di corrispondenze della pratica pittorica. La successione di registri del vuoto e di invenzioni materiche “sfigurative” fornisce l’impressione che il linguaggio dei dipinti si stia generando da sé e che insista sulle proprietà espressive di un numero limitato di risorse reali.

Anna Conway, Potential, 2015 - courtesy Collezione Maramotti - © Anna Conway

Anna Conway, Potential, 2015 – courtesy Collezione Maramotti – © Anna Conway

PAESAGGI INSTABILI
La fissità dei paesaggi esposti esalta una contigua proprietà generatrice del lessico di Anna Conway e allo stesso tempo tende a segnalarne l’estrema fragilità, riversata con decisione all’interno di una volatilità solida. Il senso di disorientamento che può cogliere l’osservatore delinea l’impressione che le descrizioni accurate di paesaggi urbani e di interni, all’apparenza renderizzati, si stiano facendo largo nel bianco della tela, senza che questa sia mai, apparentemente, esistita. Come schivando l’irregolarità di crateri e rovine, difformità che non devono essere separate dalla presenza di un’architettura essenziale, i deserti umanizzati di Anna Conway spesso sono percepibili solo per indizi, fondati su impervie proprietà anamorfiche. L’equilibrio instabile, quanto mirabile, dei componenti del paesaggio, eseguiti come schemi dall’ordine pre-ordinatore, in questi lavori si presentano sotto forma di dati dell’orchestrazione temporale e visiva: risultati voluti dall’intreccio consustanziale di provocazioni surreali e spaziali.

Ginevra Bria

Reggio Emilia // fino al 31 luglio 2016
Anna Conway – Purpose
COLLEZIONE MARAMOTTI
Via Fratelli Cervi 66
0522 382484
[email protected]
www.collezionemaramotti.org

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51525/anna-conway-purpose/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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