Ryan McGinley & Rashid Johnson. Doppio d’effetto a Bergamo

A Bergamo, in due differenti spazi della GAMeC, Stefano Raimondi cura due mostre monografiche. Due artisti americani, entrambi coevi e d’adozione newyorchese. Per la loro prima personale in un’istituzione italiana, gli artisti portano l’uomo al centro, a partire da misure di confronto poste agli antipodi.

GAMEC: UN PROGETTO PLURIENNALE
Dal 19 febbraio la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, presenta due prime personali di due artisti americani, mai esposti in un’istituzione italiana. Rispettivamente: una mostra di Ryan McGinley (Ramsey, 1977; vive a New York), la prima che la GAMeC dedica a un giovane fotografo del panorama internazionale; e una personale, dominata dall’enorme installazione Fatherhood (2015), allestita nell’ampia sala aperta di Spazio Zero, dedicata all’artista afro-americano Rashid Johnson (Chicago, 1977; vive a New York).
Abbiamo domandato al curatore di entrambe le mostre, Stefano Raimondi, quale tipologia di poetica rappresentino Ryan McGinley con The Four Seasons e Rashid Johnson con Reasons per le attività della GAMeC. Raimondi ha affermato che entrambe si rivelano come “una dichiarazione di apertura a linguaggi, artisti e situazioni che per motivi diversi si presentano come una ‘prima volta’ per la GAMeC. Tutti e due gli artisti sono alla prima personale in un’istituzione italiana; ‘The Four Seasons’ è il primo progetto espositivo rivolto esclusivamente a un’artista internazionale che utilizza la fotografia, mentre ‘Reasons’ continua quella strada di ricerca e qualità che la GAMeC svolge da anni sul piano internazionale”.

Rashid Johnson, Fatherhood, 2015 - © Rashid Johnson, Courtesy l’artista e Hauser & Wirth, Foto Alex Delfanne

Rashid Johnson, Fatherhood, 2015 – © Rashid Johnson, Courtesy l’artista e Hauser & Wirth, Foto Alex Delfanne

ARTISTI COLLABORATIVI
Nei soggetti delle fotografie di McGinley l’uomo immerso, quasi incorporato, nella natura trova in modo innato il giusto equilibrio con il mondo in cui vive, guardando il mondo con un’ingenuità benevola. Un primo motivo di discontinuità rispetto agli artisti finora proposti dall’istituzione bergamasca.
Per quanto riguarda gli artisti con cui ho avuto il piacere di lavorare, dopo l’eccellente lavoro svolto da Alessandro Rabottini, posso dire”, riprende Raimondi, “che Andrea Mastrovito, Cory Arcangel, Rashid Johnson e Ryan McGinley hanno una natura empatica notevole, sanno arrivare immediatamente allo spettatore e allo stesso tempo offrono diversi gradi di lettura e complessità. Ho sempre pensato che il pubblico debba essere emotivamente coinvolto nel vedere una mostra d’arte: solo così lo si potrà accompagnare in un percorso di approfondimento. Questo è il tipo di lavoro che sto portando avanti in relazione sia al museo e alla sua vocazione internazionale, sia alla città e alla sua particolare struttura. Fortunatamente, come dimostrano le recensioni e il passaparola delle mostre precedenti, i risultati sono estremamente positivi. Rimanendo invece in un dialogo interno tra gli artisti, basti pensare come la mostra di Ryan contenga nel catalogo un intervento di Cory Arcangel in cui si tracciano tantissime analogie (a volte dei furti belli e buoni!) tra i due artisti”.

Ryan McGinley, Crimson & Clover, 2015 - Courtesy l’artista e Team Gallery

Ryan McGinley, Crimson & Clover, 2015 – Courtesy l’artista e Team Gallery

ANSIA E SPENSIERATEZZA
I due artisti occuperanno, inoltre, due spazi diversi: rispetto allo Spazio Zero pervaso dall’installazione di Johnson, la mostra di McGinley occupa le sale del primo piano, una per ognuna delle quattro stagioni rappresentate dall’artista. Saranno quindi separate ma contigue, due universi diversi ma con molti punti in comune.
Ma quale rapporto resta sotteso ai due percorsi, quale dialogo tra i due artisti? “Credo che l’attitudine e il rapporto che si crea tra artista e curatore rappresenti all’origine il successo o l’insuccesso di una mostra”, racconta il curatore. Se tutto funziona al meglio, penso che questo si possa ‘respirare’ nello spazio espositivo. Penso di avere un’attrazione fatale per quegli artisti che lavorano in modo molto serio ma allo stesso tempo con leggerezza, pronti a risolvere e non a creare un problema. E questo è esattamente l’approccio di Ryan ma anche di Rashid. Per questo non credo siano agli antipodi come sembra: entrambi fanno maledettamente bene il loro lavoro ma sanno anche leggere e adattarsi alle situazioni. Entrambi sono patologicamente ansiosi e squisitamente spensierati”.

Ryan McGinley, Wet Blaze, 2013 - Courtesy l’artista e Team Gallery

Ryan McGinley, Wet Blaze, 2013 – Courtesy l’artista e Team Gallery

CATALOGHI ED EDIZIONI D’ARTISTA
L’obiettivo di questa doppia mostra, dunque, nelle parole di Raimondi: “Sarei felice e mi sentirei utile se chiunque, vedendo queste mostre, percepisse e condividesse l’entusiasmo con cui sono state realizzate. Ah, dimenticavo! Abbiamo realizzato due cataloghi speciali a stretto contatto con gli artisti. Spero vadano esauriti anche questa volta: significherebbe che le mostre hanno colto nel segno”.
Inoltre, così come avvenuto per Cory Arcangel, i due artisti hanno lavorato a edizioni limitate che segneranno il loro passaggio anche al bookshop della GAMeC. “Devo dire che questa volta la generosità degli artisti è andata oltre ogni aspettativa”, confessa il curatore. Ryan ha infatti deciso di produrre un lavoro inedito dell’ultima serie fotografica dedicata all’inverno. L’opera, tirata a 50 esemplari e accessibile a chiunque apprezzi il suo lavoro, riassume gli aspetti più importanti della sua ricerca”.

Ginevra Bria

Bergamo // fino al 15 maggio 2016
Rashid Johnson – Reasons
Ryan Mcginley – The Four Seasons
a cura di Stefano Raimondi
GAMEC
Via San Tomaso 53
035 399528
www.gamec.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/51066/ryan-mcginley-rashid-johnson/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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