Un artista ogni lunedì. Cinquanta settimane all’ICA di Londra

Institute of Contemporary Arts, Londra – fino al dicembre 2015. Ancora una quindicina di giorni e poi chiuderà, l’art-box multimediale durato cinquanta settimane. Fatos Úštěk, la sua curatrice, racconta in un’analisi a ritroso com’è cominciata. Ergo, cosa ne sarà.

Fig-2, seconda iterazione del processo iniziato nel 2000 a Londra sotto l’egida dei curatori Mark Francis e Jay Jopling. Cinquanta artisti chiamati a elaborare una serie di mostre pop-up in uno spazio progettuale indipendente – scrittori, film-maker e designer inclusi, con nomi noti come Richard Hamilton e Anish Kapoor, tra gli altri. Dopo una parentesi di quindici anni, il 5 gennaio 2014 viene lanciato all’ICA di Londra l’esperimento Fig-2 lungo linee concettuali non dissimili da Fig-1. Cinquanta progetti, un nuovo artista in mostra ogni lunedì.
Annunciato come “catalizzatore che esplicita la valuta estetica e critica dei nostri tempi” dalla curatrice Fatos Úštěk, il progetto propone una lettura dei più nuovi, radicali contesti espositivi in cui l’incontro con l’arte implica anche l’esperienza di una nuova dimensione creativa.
Gli artisti affrontano decisioni subitanee, in uno spazio di associazioni spontanee e assemblaggi contingenti. In contrasto con i più convenzionali approcci curatoriali, la natura sperimentale del progetto solleva numerose questioni legate alla sua pratica. In primis, la significazione dell’accumulazione espansiva e della messa in serie delle opere, a evento chiuso. E anche, l’esistenza o meno di un punto di convergenza tra i lavori dei cinquanta artisti visualizzati.

Fig-2 – Eva Rothschild & Joe Moran, A Setup, 2015 – settimana 23 – photo Sylvain Deleu

Fig-2 – Eva Rothschild & Joe Moran, A Setup, 2015 – settimana 23 – photo Sylvain Deleu

Fig-2 è stato concepito in analogia con la grafica del cosmo in cui ogni costellazione detiene la conoscenza del tutto. Avevo anche in mente l’immagine di una casa gigante di 50 camere, ognuna delle quali ha formato, colore, tono, suono differente. Dopodiché, si pensi al gioco da tavolo Scale e serpenti: non appena la si edifica, l’immagine di Fig-2 può cadere a pezzi. Magari il suo senso potrà cogliersi solo tra tre o cinque anni”.
Definito da un ritmo curatoriale, Fig-2 sembra funzionare come un ciclo continuo di produzione – interpretazione e transizione da una mostra precedente a una mostra successiva. In relazione al concetto di mercificazione dell’arte, la sua posizione è atipica. “L’essere quantificabile, limitato ad una struttura di 50 settimane; il momento della mostra stessa che spero possa protrarsi il più possibile nel tempo: è questa alla fine la commodity di Fig-2”.
Come una cassetta degli attrezzi, la sua costituzione accorda un ruolo determinante all’interpretazione, con il pubblico che riveste la posizione di utente più che di spettatore. Già curatore associato alla decima Biennale di Gwangju, autore di diversi progetti internazionali, Úštěk racconta Fig-2 come un luogo in cui le gerarchie della comprensione vengono sfidate; in cui la libertà della cornice agisce come pratica critica; in cui l’assenza di meta-valori e il successo di Fig-1 come sola legacy, la completa accettazione della possibilità di andare oltre l’immaginabile, aprono un nuovo orizzonte di ispirazione per Londra.
Un catalizzatore di idee, o almeno un’illustrazione dello stato delle cose, così come esistono mio immaginario”.

Valentina Caivano

Londra // fino al 20 dicembre 2015
Fig-2
a cura di Fatos Úštěk
ICA
The Mall
+44 020 79303647
www.ica.org.uk

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Valentina Caivano

Valentina Caivano

Ricercatrice di Antropologia Filosofica, ha studiato Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, USI Lugano, UCLA Los Angeles. Dopo un periodo di pratica giornalistica presso la redazione esteri del quotidiano Avvenire e un master in scrittura creativa all’Università di Berkeley,…

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