Pino Pascali e la demolizione della scultura

Museo Pino Pascali, Polignano a Mare – fino al 24 gennaio 2016. La rivoluzione spazialista e la sovversione del concetto di scultura in Pino Pascali. In un dialogo ideale con Fontana, Castellani, Manzoni e Bonalumi. La mostra storica e una “finta scultura” di Pascali.

PASCALI E IL SUO AMBIENTE
I nuovi codici del linguaggio nell’arte post-informale, la riduzione cromatica, l’essenzialità segnica, l’aniconicità e il concetto complementare del “nulla è materia, tutto è materia”. La rivoluzione spazialista avviata da Lucio Fontana con il Manifesto Bianco di Buenos Aires del 1946 introduce, tra le molteplici innovazioni teoriche e pratiche, un’inedita concezione della scultura.
Ed è proprio dal “punto zero”, al quale approda la rigorosa ricerca concettuale di Fontana e Alberto Burri – seguita e arricchita in accezioni differenti dall’opera di Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e Piero Manzoni – che parte la destrutturazione del concetto classico di scultura in Pino Pascali.

SOVVERTIRE LA SCULTURA
Per celebrare l’80esimo anniversario della nascita dell’artista pugliese, la Fondazione-Museo Pascali di Polignano a Mare ospita Dialoghi. Una mostra che pone a confronto la generazione di artisti degli Anni Trenta, attivi tra Roma e Milano nella fervente stagione creativa tra la fine degli Anni Cinquanta e i primi Anni Sessanta, e che hanno determinato la storia dell’arte italiana.
Una selezione di opere non ampia ma significativa, che comprende la “finta scultura” di Pascali (La ricostruzione del dinosauro, 1966), giunta in Puglia dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. “Io fingo di fare delle sculture, che non diventino quelle sculture che fingono di essere: voglio che diventino una cosa leggera, che siano quello che sono”. Così Pascali sovverte i canoni classici della scultura, privandola di due fattori essenziali: il peso e la sacrale monumentalità.

Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1966-67 - Collezione privata, Bari

Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1966-67 – Collezione privata, Bari

L’ARTE COME INAUTENTICITÀ
Interpretando l’arte non come falsificazione ma come “luogo dell’inautentico per eccellenza” e come “la più bella rappresentazione della menzogna”, Pascali attraversa le avanguardie dello Spazialismo e il relativo annullamento del linguaggio visivo: l’astrazione formale in Fontana, la concettualità e aniconicità nelle estroflessioni di Bonalumi e Castellani, gli Achromes di Piero Manzoni.
Ne assorbe i principi fondanti ma li reinterpreta in base al proprio immaginario e schivando l’invasione della Pop Art, attraverso la purezza delle forme e la veemenza espressiva di un mondo archetipico mediterraneo primitivo e unico.

Cecilia Pavone

Polignano a Mare // fino al 24 gennaio 2016
Dialoghi
a cura di Rosalba Branà e Roberto Lacarbonara
artisti: Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Pino Pascali
FONDAZIONE MUSEO PINO PASCALI
Via Parco del Lauro 119
0804 249534
[email protected]
www.museopinopascali.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/48417/dialoghi/

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Cecilia Pavone

Cecilia Pavone

Cecilia Pavone, storica e critica d’arte, curatrice indipendente, giornalista professionista, è nata a Taranto ed è laureata in Filosofia all’Università degli Studi di Bari. La sua ricerca verte sulla fenomenologia artistica contemporanea e sulla filosofia dell’arte. Scrive su riviste specializzate…

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