Roma. Segni e suoni a Digitalife

Macro Testaccio, Roma – fino al 6 dicembre 2015. È intitolata “Luminaria” l’edizione 2015 di Digitalife, la mostra che storicamente accompagna alla Pelanda il festival Romaeuropa. Protagoniste, come sempre, le arti elettroniche. In questo secondo approfondimento, ci concentriamo sulle opere video.

COM’È DIFFICILE SGANCIARSI DALLA NARRAZIONE
La selezione di video prodotti al centro digitale Le Fresnoy sembrano concentrati quest’anno sugli aspetti laterali del linguaggio audiovisivo, così come l’anno scorso la selezione video del centro si concentrava sulle valenze linguistiche degli effetti speciali, sulle loro possibilità di divenire “espressione e segno visivo”, così come altre soluzioni di montaggio, dissolvenza, ralenti ecc. hanno influenzato nel passato il cinema e la videoarte.
La proposta di quest’anno si lega piuttosto alle strutture della narrazione, come rapporto fra immagine e dialogo, come narrazione letteraria e come svolgimento delle immagini per ritrovare una linea narrativa che è stata scomposta dalle nuove possibilità digitali. Si tratta di una problematica tipica nell’affrontare i linguaggi non legati alla videoarte. Quindi narrativi, in competizione con i linguaggi cine-video.

I MASBEDO E GLI ALTRI
Enrique Ramirez, Jivko Darakchiev, Alexis De Rachelis, João Vieira Torres e Marion Le Roy sono i videomaker che presentano i loro lavori. In un frequente contrasto fra l’area mobile, liminale della videoarte e le sempre rigide regole del narrativo. I video sembrano diverse sequenze di uno stesso film, dove ognuno racconta una parte di una storia. Ma la soluzione è ancora lontana. I lavori sono di grande qualità, ma forse non al livello visivamente rivoluzionario delle elaborazioni precedenti. Questo riapre il problema delle sfumature linguistiche che non hanno ancora trovato nei software d’immagine la possibilità di mutare il linguaggio senza interrompere la continuità della narrazione. I diversi tentativi fatti dall’industria cinematografica non sembrano infrangere (se non in casi particolari) la grande tradizione hollywoodiana della narrativa ottocentesca (e penso a Sin City o Cabaret di Scorsese).

Masbedo, The Lack, 2014 - stillframe da film - courtesy Masbedo e In Between Art Film

Masbedo, The Lack, 2014 – stillframe da film – courtesy Masbedo e In Between Art Film

Provano anche i Masbedo con Lack a esplorare (con risultati notevoli) le possibilità di ibridazione originale nel montaggio di storie femminili ambientate nei paesaggi solitari e stranianti dell’Islanda, dove alcune donne vivono all’interno di una storia-antistoria e compiono azioni enigmatiche, impregnate di fatica e di dolore. Ancora i Masbedo, con una collaborazione inedita con l’ensemble musicale Marok/Celletti/Brotto. Il gruppo lavora con una politica dell’incontro fra i generi più disparati: orientali, rock lirico/progressive, e perfino accenti di musica pop. I Masbedo rispondono con un linguaggio di simile “bricolage” ma con immagini, immagini spurie che vanno dallo spezzone filmico al frammento video, dalle immagini live proiettate con lavagna luminosa e azione diretta, disegni e scarabocchi-proiezioni che si sovrappongono, come già avevano fatto altre volte, e portando al limite la logica del disfacimento d’immagine/narrazione così come il gruppo musicale porta all’estremo l’ibridazione fra generi e aree musicali. Forse una maggiore coesione sarebbe stata più attraente, ma le idee di fondo tengono e promettono sviluppi.

Adrien M - Claire B, Le mouvement de l’air - © AMCB

Adrien M – Claire B, Le mouvement de l’air – © AMCB

DAL LATO DELLA PERFORMANCE
Dopo una prima esplosione che era arrivata all’Opera e al gran teatro (i Fura dels Baus, ad esempio), la cyberperformance si era trasferita, sotto forma di videoproiezioni narrative, all’interno delle pratiche di scenografia digitale che si sono tanto sviluppate in questi anni.
Ma è più raro trovare un lavoro che come Le mouvement de l’air di Adrien M / Claire B ricolloca la ricerca danza-luce-tecnologia in una dimensione semplice ma efficace. Tre danzatori di origine circense intervengono in uno spazio geometrico con varianti ritmate dal suono ma reattive ai loro movimenti. La danza si sviluppa per interventi improvvisi e per semplici gesti a cui il software risponde con linee colorate e con improvvisi mutamenti formali, spaziali e sensoriali.
Aspettiamo altri sviluppi da una linea di lavoro così nitidamente definita e così aderente alle prime e affascinanti ipotesi dell’arte digitale.

Lorenzo Taiuti

Roma // fino al 6 dicembre 2015
Digitalife 2015 – Luminaria
MACRO TESTACCIO – LA PELANDA
Piazza Giustiniani 4
http://romaeuropa.net/digitalife-2015/

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/48571/digital-life-2015/

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Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti

Lorenzo Taiuti ha insegnato corsi su Mass media e Arte e Media presso Academie e Università (Accademia di Belle Arti di Torino e Milano, e Facoltà di Architettura Roma). È esperto delle problematiche estetiche dei nuovi media. È autore di…

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