Astrazione oggettiva. Foto di gruppo alla Civica di Trento

Galleria Civica, Trento – fino al 17 maggio 2015. Una gran libertà espressiva caratterizzava lo spirito di ogni artista del gruppo Astrazione oggettiva. Tutta la dialettica interna è ora in mostra alla Civica di Trento, nella versione di costola del Mart.

A metà degli Anni Settanta, Aldo Schmid, Luigi Senesi, Mauro Cappelletti, Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini e Giuseppe Wenter Marini sottoscrissero il Manifesto di Astrazione oggettiva. Era un periodo florido di documenti programmatici, manifesti teorici per dare una linea condivisa a un’idea, qui di pittura o visione artistica del mondo.
Questo drappello di artisti, che giovanissimi operavano con le loro ricerche cromatiche e formali, arrivò a una notevole convergenza di intenti e la formalizzò in un documento. Una pratica pressoché scomparsa fra gli artisti contemporanei, ma frequentatissima dalle Avanguardie storiche; e questo fu l’unico esempio nel dopoguerra, in Trentino, che produsse sviluppi e spunti per una ricerca nel campo artistico.
È però solo ora che in maniera organica ne viene fatta una presentazione in uno spazio pubblico. Lo spunto per la mostra è anche la recentissima scomparsa di Diego Mazzonelli, uno dei due cardini del gruppo, il quale aveva già concordato le opere da esporre; ciò non toglie un certo ritardo storico. Ma adesso, con un centinaio di opere esposte, tutto si ricompone e ci si rende conto dell’importanza di questa ricerca, unica nel suo genere.

Luigi Senesi, Trasparenza O S RVG BA, 1976

Luigi Senesi, Trasparenza O S RVG BA, 1976

I firmatari del manifesto erano sì consapevoli dei punti formali, ma erano anche autonomi nel cercare le proprie strade espressive, pur restando fedeli alle linee guida sottoscritte. Era ribadito – e questo era un elemento da cui non si poteva prescindere – che i sei artisti ambivano a un risultato espressivo senza la presenza d’intenzioni soggettive e personali. La ricerca doveva essere esclusivamente tecnica e gli elementi di riferimento per la pittura erano il supporto, il colore e il segno.
Ciò che esposto a Trento va esattamente in questa direzione. Il progetto che avevano elaborato era collocato programmaticamente in una prospettiva di ricerca che evitava l’istintività per una composizione pittorica tutta concentrata nella composizione e nello studio rigoroso sul colore. Giustamente Elena Pontiggia, autrice di un intervento in catalogo, osserva che in questa oggettività più volte ribadita nei loro lavori si tradisce “felicemente” questo stesso intento per sfociare in un sottile lirismo che trasmette poesia.

Aldo Schmid, V BV Gi n.2, 1975

Aldo Schmid, V BV Gi n.2, 1975

Aldo Schmid, il padre del gruppo, nella sua espressione, forse per la forza scientifica della sua ricerca cromatica, arriva al colore come “mistero” e “stupore”. E se Pellegrini lavorava sul segno, Mazzonelli indagava sulle variazioni del nero; e mentre Wenter Marini si misurava sulle dilatazioni dello spazio, Cappelletti andava in direzione di “fluorescenze” luminose. Tutti però erano mossi da un medesimo intento: formulare nuove forme e prospettive cromatiche.


Claudio Cucco

Trento // fino al 17 maggio 2015
Astrazione oggettiva. Oltre la teoria, il colore. Schmid, Senesi, Cappelletti, Mazzonelli, Pellegrini, Wenter Marini
a cura di Giovanna Nicoletti
GALLERIA CIVICA
Via Belenzani 44
0461 985511
[email protected]
www.mart.tn.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/42340/astrazione-oggettiva

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Claudio Cucco

Claudio Cucco

Claudio Cucco (Malles Venosta, 1954) attualmente è residente a Rovereto. I suoi studi di Filosofia sono stati fatti a Bologna, è direttore della Biblioteca di Calliano (TN) e critico d’arte. S’interessa principalmente di arte contemporanea e di architettura e dell’editoria…

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