Un frigorifero aperto: sulla pittura di López García

Palazzo Chiericati, Vicenza – fino all’8 marzo 2015. In Italia fu protagonista di una mostra presso la Galleria Galatea di Torino nel 1972, poi più nulla. Se non le presenze in altre mostre di Marco Goldin, curatore che ora ripropone a Vicenza una monografica su López García, nella quale si presentano 42 opere tra dipinti di grande formato, disegni e sculture.

Il più grande pittore figurativo vivente” e “può rivaleggiare con Raffaello e Michelangelo”, dichiara Goldin all’inaugurazione della mostra dedicata ad Antonio López García (Tomelloso, 1936; vive a Madrid). Se le parole del curatore paiono un tantino iperboliche, la scoperta diretta delle opere esposte a Palazzo Chiericati – altri discorsi si potrebbero fare sull’inserimento di alcuni lavori di López García nella mostra Tutankhamon Caravaggio Van Gogh – riserva gradevoli sorprese e, pur nel ridimensionamento dei termini, fin dalla prima occhiata rivela l’alta qualità di una ricerca coerente e dagli esiti indubbiamente interessanti, tanto più se collocati nel contesto spagnolo a partire dalla metà del Novecento.
Già dagli Anni Cinquanta e soprattutto nel decennio successivo, López García partecipa a Madrid a gruppi e mostre che propongono una reazione alla pittura informale e astratta, in contrapposizione a un’Europa che vedeva in quest’ultima proprio l’espressione della modernità: tra bassorilievi dipinti, sculture e grandi tele, l’opera di García da allora in poi attingerà sempre all’interno della cerchia degli affetti, dei luoghi in cui abita e delle strade che percorre.
Tra dettagli iper-realistici, visi scomposti e un’atmosfera silenziosa, gli ambienti domestici sono spogli e inquadrano i soggetti con sfondi neutri, segnati da scarsi particolari e che evidenziano e fanno risaltare i soggetti principali, siano essi un frigorifero aperto che esibisce il suo contenuto quotidiano o le persone, o ancora bagni e locali abbandonati e sporchi. López García dedica gran parte del suo lavoro anche al ritratto e al doppio ritratto, tanto caro alle raffigurazioni antiche di arte funeraria in particolare pompeiane, che il pittore ben conosce e che gli forniscono un modello dichiarato dal quale trarre suggestioni. Non manca la componente surrealista e onirica che gli consente l’introduzione nei dipinti di episodi apparentemente inspiegabili: due figure che passeggiano chiacchierando sospese nel cielo, per esempio.

Antonio López García, Il frigorifero nuovo, 1991-1994 olio su tela, cm 240 x 190 collezione privata

Antonio López García, Il frigorifero nuovo, 1991-1994 olio su tela, cm 240 x 190 collezione privata

Compaiono poi le vedute di Madrid: dall’alto, con quadri di grandi dimensioni i cui margini spesso sfumano nell’indefinito, nel non finito – tratto caratteristico di tutta la ricerca dello spagnolo –, o da un unico punto di osservazione, frequentato per giorni, settimane, addirittura anni, in un processo di lunghissima gestazione finalizzato a cogliere l’esattezza della visione, la ricostruzione della luce e dell’atmosfera di quel singolo punto urbano. “Ho bisogno dell’architettura, del suolo, dei muri; tutto deve essere disadorno”, dichiara lo stesso López García.
Dai disegni invece trapela con forza una fisicità esibita, un realismo dei corpi di uomini e donne che si incontrano, per amore o per un semplice sguardo, o si confrontano. Ed è dal disegno che scaturisce la scultura – l’uno e l’altra esposti in mostra a completamento del percorso –, protagonista della sua ricerca degli ultimi vent’anni.

Marta Santacatterina

Vicenza // fino all’8 marzo 2015
Antonio López García – Il silenzio della realtà. La realtà del silenzio
a cura di Marco Goldin
PALAZZO CHIERICATI
Piazza Matteotti 37
0444 222811
[email protected]

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41604/antonio-lopez-garcia-il-silenzio-della-realta/

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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