Più thanatos che eros. La collezione Pinault a Montecarlo

Grimaldi Forum, Monaco - fino al 7 settembre 2014. Urs Fischer, Jeff Koons, Damien Hirst, Maurizio Cattelan: tanti i purosangue esposti a Montecarlo, per la mostra estiva che svela i capolavori più e meno noti della collezione Pinault.

A Punta della Dogana pendeva da travi in legno, la carne sintetica imbevuta del calore dei mattoni. Era immerso in un’atmosfera sensuale, empatica, emotivamente carica del peso di un luogo dalla magia pesante, forse debordante. Qui no. È ingabbiato in un piccolo white cubecostruito su misura per lui: le luci al neon ne raggelano i contorni, rimbalzano lucidissime sul nastro dorato che lo aggancia al soffitto, creano la sublime freddezza di una vaschetta di polistirolo. Trattandolo ancora come carne, sì, ma non più in veste di palpitante romanticheria kitsch; riducendola idealmente – finalmente – avvolta nel cellophane al banco della macelleria. È l’Hanging Heart di Jeff Koons ad aprire in modo programmatico Art lovers, grande show monegasco della collezione Pinault; evento che presenta un’infornata di pezzi da novanta, tra opere da libri di storia dell’arte e altre solo saltuariamente – se non mai – offerte all’occhio del pubblico.
Amore di nome, ma non di fatto. Perché la mostra inscena semmai una spettacolare, meravigliosa e sublime danza macabra; con il tema della morte a fare da seducente filo conduttore. In modo più didascalico nei sudari marmorei dell’All di Maurizio Cattelan e nella giocosa danza techno-pop (anti)nazista di Piotr Uklański, nella wunderkammer evangelica di Damien Hirst o nella Ophelia di Paul Fryer; con soluzioni meno immediate ma altrettanto forti nel corpus di lavori – di Douglas Gordon, Jonathan Monk, Sturtevant, tra gli altri – che documentano il processo di appropriazione e rimescolamento di un bagaglio iconografico più o meno condiviso. E dunque la costante rigenerazione, resurrezione, dell’arte.

Piotr Uklanski a Montecarlo

Piotr Uklanski a Montecarlo

Così come per la Murderme Collection dello stesso Hirst, si legge e si finisce per condividere anche in questo caso il gusto sottilmente drammatico di un uomo capace di raccontare con feroce lucidità, attraverso le opere di cui ama circondarsi, lo spirito del suo tempo. Quello della fine delle illusioni, la fine delle utopie, la fine del nichilismo, la fine di tutto: la fine, insomma. Nel suo senso più ricco e terribilmente chiaro. Al punto che aggirandosi per le sale allestite con una cura e una perfezione da set cinematografico, con coni ottici a indicare traiettorie dello sguardo pressoché perfette, ci si sente – e poteva accadere in pochi altri posti se non, potere della suggestione, a Montecarlo – immersi nelle pagine di un romanzo di Bret Easton Ellis.      

Francesco Sala

Monaco // fino al 7 settembre 2014
Art lovers. Histoires d’art dans la collection Pinault
a cura di Marthin Bethenod
GRIMALDI FORUM
10, avenue Princesse Grace
[email protected]
www.grimaldiforum.com

 

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesco Sala

Francesco Sala

Francesco Sala è nato un mesetto dopo la vittoria dei mondiali. Quelli fichi contro la Germania: non quelli ai rigori contro la Francia. Lo ha fatto (nascere) a Voghera, il che lo rende compaesano di Alberto Arbasino, del papà di…

Scopri di più