Il Club dell’arte. Dal dopoguerra al trionfo della Pop Art americana

Villa Bertelli, Forte dei Marmi - fino al 20 luglio 2014. A coloro che scelgano di distendersi al primo sole d'estate sulle spiagge di Forte dei Marmi, Villa Bertelli propone una mostra piuttosto diversa rispetto all'abituale programmazione legata alla tradizione scultorea dell'area apuo-versiliese. Per ripercorrere le vicende ventennali dell’Artclub.

A Villa Bertelli è allestita una rassegna retrospettiva di autori ampiamente storicizzati, accomunati da una partecipazione più o meno attiva all’associazione culturale Artclub, quella fratellanza di artisti, pittori, scultori, poeti ma anche estesa a musicisti e letterati, che ebbe vita, attivissima e feconda, nell’arco del ventennio 1945-1964.
Fu grazie a questo centro di aggregazione di forze che le iniziative dei singoli non si dispersero in velleità e particolarismi senza futuro, ma poterono essere convogliate in un progetto strutturato e vedersi così inserite a testa alta nel contesto internazionale.
Nel dicembre del 1944, molto prima della stesura di un regolare statuto sancito punto per punto con atto notarile, presero a riunirsi alla Galleria San Marco nei locali mitici di via del Babuino 61 a Roma, laddove tra l’altro c’erano gli studi di Fazzini, Guzzi e Montanarini, unico toscano del gruppo, cui la mostra dedica un giusto tributo. Al di là della definizione di una precisa linea stilistica – ché la stessa divisione fra astratto e figurativo appariva sulle prime del tutto secondaria – convergevano nel gruppo sia il realismo sfilacciato e sognante della Scuola Romana che tendenze cubiste e futuriste d’anteguerra, mentre veniva costituito il Fronte Nuovo delle Arti. Per questo si trovano ora riunite insieme alcune belle tele di Miriam Mafai, Afro e Mirko Basaldella, tutti adunati sotto le motivazioni fortissime espresse da un illuminato e già riconosciuto maestro come Enrico Prampolini, mentre il critico Cesare Vivaldi consegnava in forma poetica al bollettino dell’associazione le esigenze condivise di un’intera generazione.
Sono tutte da godere a fiato sospeso le tele dei più giovani, quelli della fondazione Origine, con una piccola e rara bruciatura di Burri, e poi la sfilata di opere di Turcato, Capogrossi e Carla Accardi; infine una deliziosa testimonianza su carta di Achille Perilli, una sculturina in argento di Pericle Fazzini, un tramonto incendiato di colori primari di Renato Guttuso, bello, ancora per un momento lontano dalle tematiche del Realismo sociale.

Luigi Montanarini, Composizione, 1957, olio su tela, cm. 80 x 100 - Collezione Barberi, Camaiore

Luigi Montanarini, Composizione, 1957, olio su tela, cm. 80 x 100 – Collezione Barberi, Camaiore

Tutti avevano chiaro che era tempo di sprovincializzare l’arte italiana, che era tempo di aprirla, con una vera boccata d’ossigeno, ai circoli più avanzati e colti dell’ambiente europeo. E chiudere, una volta per tutte, platealmente, con il registro “italo-italien” del regime fascista. La parola chiave era riunirsi. Nella fase della ricostruzione, ritrovarsi era il presupposto per dar vita a un’azione efficace, per incidere sul futuro. Ritrovarsi era la base per lavorare alla fondazione di una nuova identità più sicura e forte, sotto le ceneri della guerra, fra le macerie e nel clima d’incertezza, nel presentimento della disponibilità di interi nuovi arsenali di risorse simboliche.
Con un’organizzazione capillare diffusa sul territorio e articolata in un club centrale, club nazionali rappresentati nei vari paesi da un delegato ufficialmente eletto, ed infine Art club locali della provincia italiana, l’Artclub diede vita a importanti collaborazioni con le più alte istituzioni culturali europee dell’epoca , garantendo ai propri soci e affiliati l’accesso ad esposizioni importanti presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, a conferenze e corsi all’Accademia di belle arti di Roma, segnalazioni e inviti alla Biennale di Venezia, e un’infinità di pubblicazioni fra bollettino, rivista della galleria, cataloghi con contributi dei soci in veste di artisti, promotori, teorici e instancabili organizzatori.
Traghettatore delle istanze tipiche dei movimenti  d’avanguardia, il futurista Enrico Prampolini occuperà dall’inizio alla fine i ruoli chiave dell’organizzazione, lucido nell’esprimerne gli intenti, energico nel guidarne la direzione come un faro sul domani, come un grande vecchio capace di essere generoso con i più giovani.

Massimo Campigli, Donne sulla spiaggia, 1950, olio su tela, cm. 41 x 55. Collezione Bonuccelli, Lido di Camaiore

Massimo Campigli, Donne sulla spiaggia, 1950, olio su tela, cm. 41 x 55. Collezione Bonuccelli, Lido di Camaiore

Ancor prima che la linea astratta prendesse il sopravvento, intorno al ’55, cominciava a configurarsi una peculiare via italiana all’arte aniconica, con caratteristiche e connotati precisi, che matureranno sul finire degli Anni Cinquanta, in indiscussi capolavori all’apice di tutto il periodo, ad opera del primissimo Mimmo Rotella, dello stesso Montanarini, di Alberto Burri, di Cesare Capogrossi. Lo sbarco a Venezia degli artisti pop americani e il Leone d’oro alla carriera di Rauschenberg nel ’64 sanciranno lo spostamento oltreoceano del baricentro delle avanguardie, dando l’avvio, in definitiva, al contemporaneo più stretto.

Francesca Alix Nicoli

Forte dei Marmi – fino al 20 luglio 2014
Art-Club 1945-1964
a cura di Gabriele Simongini
VILLA BERTELLI
Via Mazzini
0584 80091
www.villabertelli.it

 

 

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Francesca Alix Nicoli

Francesca Alix Nicoli

Dopo gli studi classici Francesca Alix Nicoli si laurea in Storia della Filosofia e, di seguito, in Storia e Metodologia della Critica d’Arte. Le sue prime pubblicazioni vertono sul pensiero filosofico di David Hume nella produzione storiografica più recente, ed…

Scopri di più