Axel Hütte. Il respiro segreto del mondo

Foro Boario, Modena - fino al 29 giugno 2014. Venti gigantografie. Di montagne, neve, acque. In cui l’artista tedesco ricerca paesaggi incontaminati. Ma per coglierli dentro condizioni estreme di visibilità. Dove la realtà si fonde con l’immaginazione e l’evidenza flirta con il mistero.

Pur uscito dal magistero dei Becker e dal loro impiego della fotografia come rigorosa documentazione dell’archeologia industriale, l’artista tedesco Axel Hütte (Essen, 1951) trasforma invariabilmente la documentazione in immagini magiche. Segue le regole della scuola di Düsseldorf (Ruff, Gursky, Höfer) e crea immagini di una precisione tecnica maniacale, dominate dall’assenza di pathos o di giudizio critico. Ma, dietro l’apparente rinuncia a ogni gesto soggettivo, si cela l’elaborazione di un’esperienza individuale, di una indagine quasi endoscopica del paesaggio.
Così nel ciclo New Mountains, frutto di una ricerca condotta tra il 2012 e il 2013 sulle cime dell’Appennino e sui passi alpini, realizza una sorta di avvicinamento alla veduta, “fatto di attese e solitarie riflessioni”. Vuole sentire fino in fondo l’anima della natura impervia, svelarne gli strati più profondi, partendo dalla superficie. È per questo che predilige i dettagli alle visioni d’insieme: il suo obiettivo è quello di lasciare anonima ogni coordinata geografica e spaziale e di produrre in chi guarda una sorta di incertezza percettiva, che confonde ricordi e immagini, realtà e inganno.

Axel Hütte, Fanano, serie New Mountains, 2013, 125x155 cm

Axel Hütte, Fanano, serie New Mountains, 2013, 125×155 cm

Ciò che la macchina fotografica inquadra fa parte dell’esperienza del “già visto”: si tratta di neve e ghiaccio, rocce scure, nebbie e nuvole che cancellano le vette, vegetazione rada, cascate. Eppure ogni elemento riconoscibile apre a un nuovo modo di vedere, dà una nuova forma al mondo. Lo stesso impiego del grande formato crea un curioso e indecifrabile slittamento tra visibile e invisibile, tra concreto e fantastico.
Ma è l’artista che, parlandoci del suo sistema operativo, ci fornisce anche l’esatta chiave interpretativa: “La macchina fotografica di grande formato, dispone di possibilità tecniche per creare e correggere le distorsioni spaziali, oppure per collocare il punto di fuga prospettico all’esterno dell’immagine”. Così, la profondità di campo si estende, fino al punto che è la “struttura dell’immagine, l’inquadratura a definire lo spazio”.

Axel Hütte, Passo Giau, serie New Mountains, 2012, 155x205 cm

Axel Hütte, Passo Giau, serie New Mountains, 2012, 155×205 cm

In mostra ci sono anche altre serie: oltre a quella delle montagne c’è Glaciers, in cui l’artista coglie paesaggi dominati dalla trasparenza delle lastre perenni e dalla luce bianca dei paesaggi artici; c’è Water Reflections, tutto un gioco di avvertimenti, di vocazioni alla luce che le tenebre covano dentro di sé; c’è Caves, dove blocchi di preistoria sembrano rendersi improvvisamente presenti. A mancare è sempre la figura umana. All’uomo spetta l’atto della contemplazione e dello stupore di fronte a ciò che si manifesta come sublime e insondabile.

Luigi Meneghelli

Modena // fino al 29 giugno 2014
Axel Hütte – Fantasmi e realtà
a cura di Filippo Maggia
FORO BOARIO
Via Bono da Nonantola 2
059 239888 / 335 1621739
[email protected]
www.fondazionefotografia.org

 

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Luigi Meneghelli

Luigi Meneghelli

Laureato in lettere contemporanee, come critico d'arte ha collaborato e/o collabora a quotidiani (Paese Sera, L'Arena, L'Alto Adige, ecc.) e a riviste di settore (Flash Art, Le Arti News, Work Art in progress, Exibart, ecc.). Ha diretto e/o dirige testate…

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