L’inventario di Fiona Tan

L’inventario di Fiona Tan In anteprima mondiale al Maxxi di Roma, l’ultima opera di Fiona Tan, “Inventory”, che dà il titolo alla mostra. Altre videoinstallazioni esplorano spazio e i concetti di tempo e memoria. Con una chiave di lettura presa in prestito dal pensiero di Foucault. Fino all’8 settembre.

Le eterotopie sono per Foucault dei contro-luoghi presenti in ogni civiltà; utopici ma concretamente realizzati, con il “compito di creare uno spazio illusorio che denuncia come ancor più illusorio ogni spazio reale”. Ci sono eterotopie del tempo che si accumula, come i musei, ma anche “di devianza”, come tutti quei luoghi entro cui la vita umana è relegata, ad esempio le carceri. Il pensiero del filosofo francese può diventare chiave di lettura dei video di Fiona Tan (Pekanbaru, 1966; vive ad Amsterdam) in mostra al Maxxi di Roma.
L’esposizione si articola sui tre piani del museo, instaurando con le sue architetture un dialogo fluido e senza divisioni nette, con risultati eccellenti. Sono le installazioni a definire i luoghi, proponendo nessi e rimandi. Al piano terra, Correction (2004): sei grandi pannelli con 330 ritratti di prigionieri e guardie carcerarie statunitensi. Foucault, parlando del Panopticon (la prigione ideale ideata da Jeremy Bentham, a cui l’opera s’ispira), lo descrive come tanti “piccoli teatri in cui ogni attore è solo, perfettamente individualizzato e costantemente visibile”. Così lo spettatore, accerchiato dall’installazione e senza via di fuga, ne diviene protagonista, insieme controllore e controllato.
Al lavoro sono accostate otto stampe da Le Carceri d’Invenzione di Piranesi. La Tan qui mette in relazione le immagini scenografiche dell’incisore settecentesco, (scale ripide che sembrano salire all’infinito, passerelle lanciate su vuoti vertiginosi) con il progetto di Zaha Hadid.

Fiona Tan, Cloud Island, 2010 - Courtesy the artist and Frith Street Gallery, London and Wako Works of Art, Tokyo

Fiona Tan, Cloud Island, 2010 – Courtesy the artist and Frith Street Gallery, London and Wako Works of Art, Tokyo

Se il museo, come suggerisce Foucault, è un’eterotopia paradigmatica della collettività moderna, nel passato era espressione di una scelta individuale. Come quella di Sir John Soane, collezionista d’antichità che nel 1820 apre al pubblico la propria casa di Londra. Girato in quel luogo denso di suggestione, il video Inventory è esposto a Roma in anteprima mondiale. Ripresi con sapienza tecnologica da ottiche diverse, gli stessi frammenti rivelano l’ambiguità della visione; la corruzione di un impulso emotivo nei confronti dell’oggetto, in compulsiva “accumulazione perpetua e indefinita del tempo”.
Ancora Disorient, lavoro visto alla Biennale del 2009, si avvale di una doppia proiezione. Su uno schermo, l’immaginario museo privato di Marco Polo; sull’altro, un viaggio trasversale nel mondo d’oggi, complesso e degradato. Infine, Cloud Island (2010), sguardo su Inujima e le sue rovine industriali. Qui l’isola giapponese, vista anche come contro-utopia, può rappresentare “la ripetizione con differenza dislocata, di un luogo altro”.

Lori Adragna

Roma // fino all’8 settembre 2013
Fiona Tan – Inventory
a cura di Monia Trombetta
MAXXI
Via Guido Reni 4

06 39967350
[email protected]
www.fondazionemaxxi.it

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Lori Adragna

Lori Adragna

Lori Adragna nata a Palermo, vive e lavora a Roma. Storico dell’arte con perfezionamento in simbologia (Arte e simboli nella psicologia junghiana). Critico e curatore indipendente, dal 1996 organizza mostre ed eventi culturali per spazi privati e pubblici tra cui:…

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