Le cronache di Fabian Marcaccio

È difficile definire il lavoro di Fabian Marcaccio, artista argentino d’origine italiana, da sempre impegnato a mischiare materiali per trovare nuove formule pittoriche. Attende un giudizio a Milano, da Jerome Zodo, fino al 7 giugno.

Assolve pienamente a uno dei principali compiti dell’arte contemporanea Fabian Marcaccio (Rosario de Santa Fe, 1963) quando s’inventa e radica un linguaggio tutto suo, presentandone lo stile e persino la definizione davanti al pubblico. I suoi lavori, descritti dal neologismo ‘paintants’ – ottenuto per fusione dai termini inglesi ‘paint’ e ‘mutant’ – provano a introdurre suggestioni estetiche nuove mescolando tecniche e materiali diversi ma già ben collaudati.  Colpisce forte questo mix pazzo fatto di silicone colorato dato abbondante quasi a spatolate su tele fatte di corde spesse, o casomai appoggiato su sculture autoportanti zeppe di stampe digitali. Purtroppo non basta: fra gente che si spara in testa o vomita, fra immagini fumettose create con un tablet, stiamo pur sempre dentro al cerchio del neoespressionismo di Basquiat e della Pop Art alla Roy Lichtenstein. È così si spegne l’originalità, e si sbatte ancora una volta la testa sulle sgangherate pulsioni figurative di questo inizio secolo.

Max Mutarelli

Milano // fino al 7 giugno 2013
Fabian Marcaccio – Loveless: Variant Paintants
JEROME ZODO
Via Lambro 7
02 20241935
[email protected]
www.jerome-zodo.com

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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