Tre donne, tre fotografe, tre racconti

Impegnate e coraggiose, consapevoli del potere delle immagini e convinte dell’assunzione di responsabilità di ogni pratica artistica, tre fotografe propongono a Modena progetti che oltrepassano i confini dell’estetica e dei contesti geopolitici, in una riflessione che porta alla luce tre spettri del loro/del nostro presente.

Gli spazi talvolta creano una mostra, ne assecondano il senso: sono spazi di un ex ospedale quelli che a Modena accolgono le stampe fotografiche con equilibrio, ascoltando le esigenze intime dei progetti e concedendo loro ambienti delimitati e vuoti tanto quanto grandi pareti dove affollare decine di immagini in sequenza. La rarefazione valorizza e si accorda con le fotografie di Mitra Tabrizian (nata a Teheran), artista che lavora mediante scene costruite come un set cinematografico, che non lasciano nulla al caso e che in alcuni scatti fanno sorgere il dubbio del fotomontaggio per il senso di straniamento che riescono a dare le persone su sfondi che paiono essere una cosa e invece sono altro. Perché il progetto Another Country sembra pienamente iraniano, e invece è stato realizzato a Londra: l’Occidente si percepisce solo nei dettagli, mentre il tema portante è il conflitto che si crea a partire dall’identità culturale fuori contesto, in una sorta di strategia culturale di resistenza.

Ahlam Shibli, Untitled (Death, n. 19), Palestine, 2011-2012, courtesy l’artista

Ahlam Shibli, Untitled (Death, n. 19), Palestine, 2011-2012, courtesy l’artista

Altra zona calda, ormai da un tempo che pare infinito, quella della Palestina, terra d’origine di Ahlam Shibli (Palestina, 1970): Death è una serie di circa 70 fotografie di documentazione, di indagine sulle icone dei “martiri” – assassinati, suicidi o imprigionati – del conflitto arabo-israeliano che sono diventate una costante del vivere quotidiano pubblico e privato in Palestina fino a costituire un vero e proprio culto collettivo. Dalle case alle strade, dai cassetti ai cimiteri spuntano i ritratti di uomini e donne che hanno perso la vita e che forse sono l’unico filtro attraverso cui osservare il futuro. L’artista non concede nulla all’estetica delle immagini il cui solo e ultimo scopo è mostrare la presenza quasi ossessiva dei caduti nella vita del popolo palestinese.

Mitra Tabrizian, dalla serie Another Country, 2010, courtesy l’artista e The Wrapping Project Bankside, Londra

Mitra Tabrizian, dalla serie Another Country, 2010, courtesy l’artista e The Wrapping Project Bankside, Londra

Zanele Muholi (Durban, 1972) è la terza donna protagonista di queste “tre storie vere”: una donna – che si definisce “attivista visiva” – alle prese con una femminilità che non le è propria, almeno non nel senso convenzionale. Il suo essere lesbica in un continente come l’Africa l’ha portata a riflettere sulla dignità e sui diritti della comunità LGTBI (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, intersessuali) a cui appartiene, dando avvio a un archivio, una “schedatura positiva” in costante aggiornamento e crescita di ritratti di sudafricane, accompagnati dai rispettivi nomi e cognomi. Un “invito alla consapevolezza” e alla legittimazione contro le discriminazioni sessuali mediante una storia visiva della comunità.
Tre esistenze differenti, tre mondi estranei uno all’altro, tre diversi registri narrativi, e un solo punto in comune fra le artiste: quello di usare la fotografia quale vettore di conoscenza, di riflessione e di responsabilità.

Marta Santacatterina

Modena // fino al 23 giugno 2013
Three True Stories. Tre storie vere
EX OSPEDALE SANT’AGOSTINO
Via Emilia Centro 283
059 239888
[email protected]
www.fondazionefotografia.it

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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