Lo specchio di Giosetta Fioroni

Dipingere su uno specchio è come dipingere sulla soglia del quadro. È come raggiungere l’aldilà, restando aldiqua. Giosetta Fioroni, una delle mitiche esponenti della scuola di Piazza del Popolo, vi affastella le sue “fiabe di magia”, per potersi calare nel loro piccolo, magico spazio. O, meglio, per spiarlo, come un avido voyeur. Alla Marcorossi Artecontemporanea di Verona, fino al 3 novembre.

La stanza della memoria, il cassetto della fotografie, la mappa delle fiabe. Tutta l’opera di Giosetta Fioroni (Roma, 1932) insegue da sempre il senso segreto di un’apparizione privata, di un “teatro delle marionette”, di un paesaggio miniaturizzato. Il suo è un mondo fatto di piccole cose, di resti, e spesso solo di profili di cose, come se a interessarla fosse il non finito, l’impreciso, il fuggevole.     Nei suoi dipinti niente è mai concluso, ma tutto ha in sé una sorprendente agilità, una sottile capacità di annodarsi per incastro, seguendo l’imperativo sintetico della condensazione e della metafora. Così i suoi teatrini sono anche case e le case stanze, interni, ripostigli. Architetture del dentro, della profondità, della distanza. È logico allora che tutto perda consistenza e che a prevalere sia immancabilmente la leggerezza, la liquidità, la trasmutazione. L’artista stessa parla di una dinamica simile a quella che hanno i “sogni al rallentatore”, che inscenano un’azione che non avrà mai fine.

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Giosetta Fioroni – Il cane Biri – 2012

Ebbene, la trentina di lavori presenti in mostra sembrano accentuare ancor più lo slittamento delle immagini, la loro formatività in perdita. E questo dipende dal fatto che le superfici su cui l’artista dipinge sono date da specchi, con la conseguente prevalenza dei vuoti sui pieni, dell’assenza sulla presenza. Anche se nulla hanno a che vedere con i “quadri specchianti” di Pistoletto che ispirano un doppio che mette sullo stesso piano l’immaginario e il reale, il naturale e l’artificiale, il riprodotto e il riflesso. Fioroni spruzza tracce di labbra, di cuori, di lune, abbondando in cesure, sfocature, lacune, in modo che l’osservatore si trovi totalmente immesso in questa frammentazione, subisca per intero questa disgregazione. Non sia più uno ma molti, non si veda più come identità, ma come pluralità. Quando poi, come in alcuni specchi, il limite è dato da una vecchia cornice, si ha la sensazione di tornare all’antico concetto di teatro, di palcoscenico, di recita. A un magico forellino aperto nel muro del quotidiano e del banale. Solo che l’al di là si palesa come un universo elusivo e fittizio. “Per speculum in aenigmate”, avrebbe detto San Paolo; “Attraverso lo specchio”, nel regno del fantastico e degli incantesimi, dice Giosetta Fioroni.

Luigi Meneghelli

Verona // fino al 3 novembre 2012
Giosetta Fioroni – Mirroring Memories
a cura di Marina Mojana
MARCOROSSI ARTECONTEMPORANEA
Via Garibaldi 18a
045 597753
[email protected]
www.marcorossiartecontemporanea.com

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Luigi Meneghelli

Luigi Meneghelli

Laureato in lettere contemporanee, come critico d'arte ha collaborato e/o collabora a quotidiani (Paese Sera, L'Arena, L'Alto Adige, ecc.) e a riviste di settore (Flash Art, Le Arti News, Work Art in progress, Exibart, ecc.). Ha diretto e/o dirige testate…

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