Divisioni restituite

“È una pittura che si scompone, lasciando liberare la materia dell’energia”. Philippe Daverio presenta la mostra sul Divisionismo, Rovigo si veste a festa, apre le porte di Palazzo Roverella e osa richiamare il grande pubblico con un’esposizione di ricerca. Fino al 24 giugno.

Natura e luce, scienza e innovazione, poesia e ideologia. Tanti temi, tante sfaccettature connotano un movimento che va sotto il nome di Divisionismo: una mostra a Rovigo ne ripercorre tutte le tappe principali, ne individua i momenti cruciali partendo dai maestri storici, quei pittori quasi “eroi” che su suggestioni tutte europee – basti pensare al Puntinismo e al Postimpressionismo – hanno ribaltato lo stile verista scommettendo sulla luce.
Dalle Lavandaie di Vittore Grubicy del 1887 fino alla Casa fiorita di Plinio Nomellini del 1918, protagonisti sono i colori complementari che, usati puri e accostati a piccoli tratti, a sfilacciature ordinate, creano le forme e rendono una luminosità impareggiabile rispetto a quella della pittura tradizionale. I divisionisti non si limitavano a dipingere: studiavano le più innovative ricerche scientifiche sull’ottica e sulla percezione cromatica, come Gaetano Previati che nel 1905 pubblicò La tecnica della pittura. E, a differenza dell’arte d’Oltralpe, in Italia la nuova tecnica si sposò con i contenuti dei dipinti, fino a toccare temi sociali e facendo di essi strumenti di denuncia della povertà, delle questioni del lavoro e del disagio.

Il percorso – un po’ affollato in certi punti – con le sue sezioni che aiutano a inquadrare le problematiche e a collocare i tanti pittori rappresentati, prende il via da opere “rivoluzionarie” come quelle esposte alla Triennale di Milano del 1891, procede con dei focus su figure chiave del Divisionismo (Vittore e Alberto Grubicy, Emilio Longoni, Plinio Nomellini) e si intreccia con le grandi tendenze contemporanee del Simbolismo, del Futurismo e della Secessione. Eh già, perché la novità della mostra è l’ampliamento del dibattito critico, da tre punti di vista: geografico, temporale, meritocratico. I curatori, Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, oltrepassano per la prima volta lo storico asse lombardo-piemontese per introdurre i contributi toscani (ad esempio con Llewelyn Lyoyd) e romani. Estendono poi la cronologia del Divisionismo fino a superare la celebre sala della Biennale del 1907, recuperano i primi dipinti di Balla e di Boccioni e chiudono l’esposizione con le sezioni intitolate Prima del Futurismo e In tema di Secessioni, ponendo al movimento il sigillo della Secessione Romana (tra gli altri con Carrà, Uscita dal teatro del 1909). Infine, accanto ai nomi di punta – Previati, Segantini, Morbelli, Pellizza da Volpedo – ecco comparire artisti meno noti al grande pubblico, ma che hanno saputo dare coerenza e diffusione alla sperimentazione sul colore e sulla luce: Giuseppe Cominetti ad esempio, ma anche Carlo Fornara e Cesare Maggi.

239 Divisioni restituite

Gaetano Previati - Il vento - 1908 - Gardone Riviera, Fondazione Il Vittoriale degli Italiani

Una vera e propria occasione di revisione storiografica, dipinti alla mano, che offre agli specialisti del settore la possibilità di verificare metodi e risultati messi in campo dai curatori.
Il pubblico invece ha occasione di godersi una retrospettiva completa e piacevolissima su un periodo storico finora piuttosto snobbato e solo recentemente rispolverato in occasione dei 150 anni dell’Unità: perché il Divisionismo fu certamente un movimento tutto italiano che ha spianato la strada a nuove tecniche e nuove prospettive.

Marta Santacatterina

Rovigo // fino al 24 giugno 2012
Il Divisionismo. La luce del moderno
a cura di Dario Matteoni e Francesca Cagianelli
PALAZZO ROVERELLA
Via Laurenti 8/10
042 5460093
[email protected]
www.mostradivisionismo.it

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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