Maschere in barca. Due mostre alla Collezione Maramotti

La Collezione Maramotti saluta la primavera con due mostre: Huma Bhabha e Kaarina Kaikkonen. Separate all’anagrafe da un decennio, con un curriculum internazionale, approdano entrambe a Reggio Emilia con un intervento dedicato. Con qualche luce e qualche ombra.

Quando una mostra crea forti aspettative, difficilmente riesce a soddisfarle. E la personale di Huma Bhabha (Karachi, 1962) ne aveva create: non una mostra estesa, si sapeva, solo sei sculture e altrettanti disegni; ma la prima personale italiana, e in uno spazio museale, di un’artista già carica di successi internazionali. L’occasione per verificare l’ottima impressione avuta dalle poche opere viste in precedenza, un paio alla Biennale di Carrara del 2010, un paio quest’anno ad Arte Fiera, allo stand di Curti/Gambuzzi.
Players soddisfa tali aspettative? Per certi versi le delude, per altri invece le supera. Le delude, presentando un gruppo di sculture degli Anni Novanta, scelta limitante per presentare un’artista alla sua prima: maschere antropomorfe, come antropomorfe sono le forme delle opere più recenti. Ma qui l’ispirazione al cinema horror porta lontanissimo dall’intensità pre-culturale degli assemblaggi di materiali di recupero apprezzati nelle opere più iconiche di Bhabha. Le supera, le aspettative, paradossalmente per le stesse ragioni: rinuncia a vincere facile, con opere più ostiche ma che ampliano il suo bagaglio visuale. Opzione eminentemente culturale, forse un filo elitaria.
Diversamente, Kaarina Kaikkonen (Lisalmi, 1952) si mantiene fedele ai suoi standard, procedendo nella tradizione “installativa” con la quale, negli ultimi anni, l’abbiamo conosciuta. Ma mentre a Bologna nel 2010 e a Miami nel 2011 erano alberi veri a svolgere la funzione di “teatro” per le sue composizioni, oggi è lo spazio interno a ospitarla, trasformandosi in una sorta di “barca”.

Manitou 1996 Maschere in barca. Due mostre alla Collezione Maramotti

Huma Bhabha - Manitou - 1996 - courtesy Collezione Maramotti - photo Carlo Vannini

La mostra si riassume nel singolo intervento che riprende la poetica cui ci ha abituato l’artista, facendo partire dal soffitto diverse teorie di camicette, slip, canottiere azzurre e rosa. Maschietti e femminucce. Che si stringono per mano in una danza nella quale magari lo spettatore può entrare, infilando la capoccia tra una collana e l’altra, ma si deve ben guardar dal provare a partecipare. Perché la precarietà delle cose, soprattutto delle vite umane, sembra il tema principale di questa trama che la Kaikkonen sta intessendo da tempo. E che fa un po’ sorridere, con quegli abiti messi lì, alla bell’e meglio, un po’ strapazzati, in un luogo in passato deputato alla produzione di vestiti.
In ogni caso, Are We Still Going On? fa pensare a una domanda esistenziale, risolta con la metafora dell’imbarcazione, che forse traghetta le anime dei morti (per metonimia, i loro indumenti) o forse significa “andiamo avanti e insieme”. Lentamente. Tanto, che fretta c’è?

Massimo Mattioli e Santa Nastro

Reggio Emilia // fino al 15 aprile 2012
Huma Bhabha – Players
Reggio Emilia // fino al 28 ottobre 2012
Kaarina Kaikkonen – Are We Still Going On?
COLLEZIONE MARAMOTTI
Via Fratelli Cervi 66
0522 382484
[email protected]
www.collezionemaramotti.org

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Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

É nato a Todi (Pg). Laureato in Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Perugia, fra il 1993 e il 1994 ha lavorato a Torino come redattore de “Il Giornale dell'Arte”. Nel 2005 ha pubblicato per Silvia Editrice il libro “Rigando dritto.…

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