Una mostra con la colonna sonora

Come osservare un’opera d’arte con le cuffiette. Settanta opere celebrano la nuova figurazione europea a ritmo di rock’n’roll. Quando l’arte andava di pari passo con la rivoluzione sonora. Succede alla Permanente di Milano, fino al 12 febbraio.

È una mostra audace, quella della Permanente di Milano, perché se da una parte ripercorre gli anni della nuova figurazione – rievocando alcune famose esposizioni degli anni ‘60 –, dall’altra utilizza un approccio diverso, quello della musica, per parlare ai giovani e al grande pubblico, anche meno avvezzo all’arte contemporanea.
Due sezioni riuniscono una selezione di opere molto diverse artisticamente, ma figlie di quel periodo di grande sperimentazione, compreso tra gli anni ‘60 e  ’70. La prima sezione, I maestri, rende omaggio alla mostra newyorchese New images of Man, riunendo alcuni artisti che vi esposero nel 1959, come Bacon, Dubuffet, Giacometti, César. Presentando, senza troppe catalogazioni, lo scenario della nuova figurazione americana ed europea, la mostra del MoMA lanciò una “nuova immagine dell’uomo”, assottigliata e sottratta come in Giacometti, delirante e mutilata come in Bacon, alterata e irrazionale come in Dubuffet. Una nuova concezione dell’individuo, che evidentemente sentiva ancora dentro di sé i lasciti della Seconda guerra mondiale e la crisi di una intera generazione.

jimi hendrix2 FOTO DI RENZO CHIESA Una mostra con la colonna sonora

Jimi Hendrix - photo Renzo Chiesa

Qualche anno più tardi, tra il 1962 e il 1968, Enrico Crispolti promuove una serie di rassegne internazionali nel Castello Spagnolo de l’Aquila: qui la nuova figurazione viene indagata in modi diversi, ad esempio attraverso rapporti di “oggettività e relazione” come nelle opere di Adami e Guerreschi, o attraverso “simbolo e magicità oggettiva” come per Baj e Rotella.
Quasi negli stessi anni, nel 1964, viene inaugurata a Parigi la mostra Mythologies quotidienne, sulla scia del grande successo della Pop Art alla Biennale di Venezia dello stesso anno. Mythologies battezza una nuova tendenza nell’arte contemporanea, quella della “figurazione narrativa”, tra cui spicca la ricerca di Antonio Recalcati.
Due mostre importanti non solo perché registrano una comune urgenza di figurazione nell’arte europea, ma anche perché insieme costituiscono l’antefatto per la seconda sezione, Il seguito internazionale, in cui si ritrovano proprio alcuni dei protagonisti di queste esposizioni, insieme a Ceroli, Schifano, Cavaliere, Antes. È questa la sezione più ricca di suggestioni musicali: Old Glory di Utermohlen ricorda l’inno americano squarciato da bombe di Jimi Hendrix, Figur di Antes sembra anticipare la copertina di The Division Bell dei Pink Floyd, Susi e l’albero di Cavaliere evoca il rumore della pioggia di Riders on the storm dei Doors, e ancora Schifano, definito “il Mick Jagger italiano”.

Antonio Recalcati Figura che si perde nel buio 1962 olio su Una mostra con la colonna sonora

Antonio Recalcati - Figura che si perde nel buio - 1962

Nell’intera mostra è infatti la musica a fare da audioguida al visitatore, che ha l’occasione di ascoltare dietro ogni quadro un frammento di una canzone dei Beatles, di Joan Baez o dei Rolling Stones. Accostamenti giustificati dalla concomitanza di una coeva rivoluzione sonora, spesso interessanti, ma che in alcuni casi corrono il rischio di risultare troppo liberi o poco azzeccati.
C’è forse troppa carne al fuoco, ma in questo caso l’interpretazione critica deve essere lasciata alle spalle. Al visitatore non resta altro che lasciarsi suggestionare dall’arte e dalla musica, come se fossero frammenti che tornano alla memoria, come se fosse la musica a “educare” e ad avvicinare all’arte. Senza troppe pretese.

Valentina Rapino

Milano // fino al 12 febbraio 2012
Da Bacon ai Beatles. Nuove immagini in Europa negli anni del rock
a cura di Chiara Gatti e Michele Tavola
Catalogo Skira
MUSEO DELLA PERMANENTE
Via Filippo Turati 34
02 6551445
www.lapermanente.it


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