Calpesti e derisi. Sì, gli italiani

Avviso ai lettori: se siete orgogliosi della vostra nazione e del suo presente, non leggete questa recensione. E soprattutto, non visitate la mostra di Gabriele Arruzzo, allestita fino al 30 giugno da Alberto Peola a Torino.

Penso che le celebrazioni dell’Unità si siano svolte in un sentimento condiviso di vergogna più che sotto uno spirito di orgoglio nazionale”. Gabriele Arruzzo (Roma, 1976; vive a Pesaro) non va per il sottile e, nella sua seconda personale da Alberto Peola, mette in scena le contraddizioni del nostro Paese. L’affossamento, il titolo della mostra, è quello di una nazione che “fa i conti con un presente affaticato, anziano… affossato”. Si parte con una stampa popolare di fine Ottocento che rappresenta Garibaldi come un Cristo risorgimentale, simbolo di quella che una volta era la patria di “poeti, artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, navigatori e trasmigratori”, come scritto sulla facciata del palazzo dell’Eur. Si finisce, idealmente, con Proposta per il nuovo stemma della Repubblica Italiana, che celebra l’Italia attuale attraverso i luoghi comuni che la circondano. Lo stemma disegnato dal torinese Paolo Paschetto, si riempie così di simboli massonici, tranci di pizza, Pulcinella e Arlecchino in abiti fascisti, corone funebri.

Stefano Riba

Torino // fino al 30 giugno 2011
Gabriele Arruzzo – L’affossamento
www.albertoperola.com

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