Un minimalista d’altri spazi

Lucidissimi parallelepipedi monocromi appoggiati al muro. L’apoteosi del Minimal, no? Ma a guardar bene, non sono prodotti industriali. E poi spuntano “mandala” che fan pensare ai nativi americani, e steli marmorizzate, e piramidi che paiono provenire da un altro pianeta. È l’opera di McCracken, che definire minimalista non è riduttivo, ma errato. Omaggio all’uomo, e alla sua mostra al Castello di Rivoli. Anche perché John McCracken, lo scorso 8 aprile, è morto.

In Italia non lo conosceva nessuno, al di fuori d’una ristretta cerchia di “addetti ai lavori” e di appassionati al Minimal. Sarà pure un’affermazione forte, ma risponde al vero. E si può dire pressappoco lo stesso per l’Europa, dove nessun museo – prima che ci pensasse il Castello di Rivoli, con una grande mostra aperta sino al 19 giugno – ha mai organizzato una sua monografica. Questa la presentazione reale di John McCracken, l’artista statunitense deceduto lo scorso 8 aprile a Manhattan, nato a Berkeley nel 1934 e vissuto a lungo in New Mexico.

Hopi Studio016 Un minimalista d’altri spazi

John McCracken al lavoro nel suo studio

Ora, se fosse stato un “classico” esponente della Minimal Art, non avrebbe alcun senso scriverne un ricordo biograficamente influenzato. Ma, e siamo alla seconda affermazione forte ma incontrovertibile, John McCracken non era un minimalista. O meglio, non era quel genere di minimalista ligio ai dettami del “gruppo”. Anzi, era tutt’altro. E se volessimo infilare una terza e ultima affermazione perentoria, potremmo invertire la questione: che proprio McCracken sia stato il Minimalismo, che grazie a lui si possa guardare in maniera totalmente diversa, oserei dire inedita, ai vari Donald Judd e Carl Andre.

JOHN MCCRACKEN Ophirin 1972 Mandala Un minimalista d’altri spazi

John McCracken - Ophirin - 1972 - olio su tela - cm 76,1x76,1 - courtesy Elkon Gallery, Inc., New York

D’altro canto, come spesso capita, la critica d’arte – e gli artisti – tendono a voler fare pateticamente storia a sé. Nella fattispecie, al punto da non comprendere come il Minimalismo non fosse algida produzione semi-industriale. Era, per McCracken come per i musicisti (per semplificare) Terry Riley e La Monte Young, un’immersione intergalattica nell’io profondo, nei sensi, oltre i sensi, qualcosa di sciamanico addirittura. Pura West Coast.
E allora, v’è da accorrere alla straordinaria mostra di Rivoli, e dopo averne goduto, dopo esserne rimasti affascinati, occorre rileggere con gli occhi impregnati di quella visione i neon di un Dan Flavin. Altro che freddezza, altro che geometrismo. Pure Serra si accalora.

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John McCracken - veduta della mostra presso il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO) 2011 - photo Paolo Pellion, Torino

Non è questo il luogo per riconoscere ad Andrea Bellini, direttore del Castello di Rivoli, il merito d’aver voluto, fortemente voluto la grande monografica (e l’approfondito catalogo). È piuttosto il momento di rendere omaggio all’artista – e al curatore, e al museo – andando a vedere come si può scrivere un saggio importante di storia dell’arte allestendo impeccabilmente una retrospettiva.
Passeggiando per l’ennesima volta fra quelle opere strabilianti, torneranno magari in mente altri passaggi europei del grande McCracken. E si potrà cedere al proprio biografismo, sostenuti da un differente approccio, emozionale, al Minimalismo.
Ricordo così, in prima persona e con un certo benvenuto sentimentalismo, la sala 3 della Galleria Massimo De Carlo all’inizio del 2004, con quei tre lavori degli anni ‘80 che pulsavano di “lucida stentoreità”, in grado di organizzare “radicalmente ma senza clamore lo spazio ove sono installate. Complici in questo caso anche le dominanti calde e gli effetti di lucidatura, tenui e ipnotici”.

McCracken Cosmos frontal Un minimalista d’altri spazi

John McCracken_- Cosmos - 2008 - resina di poliestere, fibra di vetro, compensato, 8 elementi - cm 243,8x315x34,3 - courtesy l’artista & David Zwirner, New York

Così come rammento con chiarezza i suoi “monoliti in vetroresina”, inspiegabilmente accostati a un’opera di Chakaia Booker in una mostra dedicata ai monocromi al Reina Sofía di Madrid, ancora nel 2004. Addirittura in fiera, dove per quanto mi riguarda l’indigestione visiva arriva presto, McCracken riusciva a lasciare il segno: penso allo stand di Zwirner, a Frieze nel 2007, e ancor più alla sezione d’arte pubblica durante l’Art Basel del 2009.
Secolo breve, il Novecento, ma che ci mette così tanto a chiudersi.

M. E. G.

dal 21 febbraio al 19 giugno 2011
John McCracken
a cura di Andrea Bellini
Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia – 10098 Rivoli (TO)
Orario: da martedì a venerdì ore 10-17; sabato e domenica ore 10-19
Ingresso: € 6,50
Catalogo Skira
Info: tel. +39 0119565222;
[email protected]; www.castellodirivoli.org

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Marco Enrico Giacomelli

Marco Enrico Giacomelli

Giornalista professionista e dottore di ricerca in Estetica, ha studiato filosofia alle Università di Torino, Paris 8 e Bologna. Ha collaborato all’"Abécédaire de Michel Foucault" (Mons-Paris 2004) e all’"Abécédaire de Jacques Derrida" (Mons-Paris 2007). Tra le sue pubblicazioni: "Ascendances et…

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