Condividere creativamente. La New York Public Library online

All'inizio dell'anno, la Digital Collection della grande biblioteca di New York si è arricchita di quasi 200mila nuovi documenti online. Dalle fotografie degli Stati Uniti rurali di Walker Evans agli scatti di Berenice Abbott della New York Anni Trenta, dai manoscritti di Walt Whitman alle lettere di Thomas Jefferson...

PATRIMONI LIBRARI E COLLEZIONI COME BIG DATA
In un mondo sempre più informatizzato, dove spesso e volentieri sono le macchine a parlare direttamente tra loro, gestione e analisi dei database sono ormai divenuti degli imperativi categorici – anche se molti, alla fine, non sanno cosa siano esattamente questi big data.
Grandi enti museali e archivistici sono ormai della partita, non soltanto per trarre informazioni utili alla propria gestione – dagli orari in cui si verificano i picchi negli afflussi alla profilazione dei visitatori per età, provenienza geografica, titolo di studio e via dicendo. Complice la crescente popolarità delle infografiche come strumento divulgativo, sta prendendo piede la tendenza ad applicare l’analisi statistica allo stesso patrimonio culturale; fenomeno che ricorre proprio mentre i documenti conoscono una seconda vita online, tramite la sistematica digitalizzazione delle collezioni.
Insomma, l’inizio del terzo millennio ha visto i contenuti digitali aumentare, non ultimo perché è aumentata la capacità di archiviare – che significa sì conservare, ma soprattutto rendere facilmente individuabili e accessibili al bisogno – un numero sempre più sostenuto di dati.

New York Public Library - Digital Collections, Typical floor plan of the Hendrik Hudson Apartments, 1910

New York Public Library – Digital Collections, Typical floor plan of the Hendrik Hudson Apartments, 1910

OLTRE LA MESSA ONLINE DEL SINGOLO DATO
Il 6 gennaio di questo nuovo anno, la New York Public Library ha compiuto un passo ulteriore in questa “corsa” a rendere quanto più materiale possibile open (ovvero di pubblico dominio, privo di qualsiasi restrizione nell’uso legata al diritto d’autore). Siamo di fronte al primo caso in cui migliaia di documenti digitalizzati – fotografie, romanzi, epistolari, spartiti e progetti architettonici – viene “rilasciato” in Rete… senza essere abbandonato al proprio destino.
Perché, di fatto, permettere all’utenza di sfogliare un catalogo di centinaia di migliaia di file – per quanto ordinati secondo criteri di ricerca intuitivi e funzionali – significa correre il rischio che restino comunque una mole impressionante di dati inintelligibili. Sono online, bene: e quindi?
Quindi, l’ente bibliotecario newyorchese ha reso pubblici i documenti e contemporaneamente suggerito un loro possibile utilizzo. Anzi, più di uno. Oltre ad aver svolto una sorta di lavoro editoriale sul patrimonio digitale, che quindi viene già presentato per “collezioni” tematiche (rendendo tra l’altro possibile scaricare i singoli file anche in alta risoluzione, quando non sono più protetti da copyright), la NYPL ha reso pubbliche le proprie API (l’interfaccia di programmazione della stessa libreria digitale), ovvero dato un accesso privilegiato a sviluppatori e designer per lavorare direttamente sul database, struttura compresa.
In che modo? Virtualmente, non esistono limiti alle possibilità di studio ed elaborazione dei dati, soprattutto quando se ne favorisce un utilizzo creativo.

New York Public Library - Digital Collections, Mansion Maniac

New York Public Library – Digital Collections, Mansion Maniac

RIELABORAZIONI CREATIVE DEL PATRIMONIO DIGITALE
Non a caso, l’ente sta organizzando un programma di Remix Residency, vera ciliegina sulla torta di tutta l’operazione. Giornalisti e information designer, storici e ricercatori, sviluppatori e artisti possono ora candidarsi con un progetto da sviluppare presso la library, utilizzando proprio lo sterminato database online e la parte di pubblico dominio in particolare.
Alcuni esempi di “riuso creativo” sono stati già pubblicati dalla stessa NYPL, a scopo dimostrativo. Così, Mansion Maniac è un videogioco che permette di navigare lungo le piante (digitalizzate dagli originali, naturalmente) di una dimora newyorchese di inizio Novecento, scoprendone le stanze una dopo l’altra, come in un labirinto.
Navigating the Green Books permette invece di ripercorrere le strade americane in epoca segregazionista (cioè fino al 1966), quando i viaggiatori afroamericani dovevano consultare una guida turistica speciale – il Green Book, appunto – per scoprire in quali ristoranti, hotel, benzinai sarebbero stati ben accolti.

Caterina Porcellini

www.nypl.org/publicdomain

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Caterina Porcellini

Caterina Porcellini

Caterina Porcellini è nata a Taranto, si è formata al DAMS di Bologna e professionalmente a Milano. Già durante l'università sviluppa un interesse per l'influenza esercitata dalla tecnologia su pensiero e società, attraverso le tesi di Marshall McLuhan, Walter J.…

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