La moda dell’arte. L’editoriale di Cristiano Seganfreddo

Damien Hirst fra Palazzo Grassi e Punta della Dogana, Thomas Demand & Co. A Ca’ Corner della Regina. E poi le mostre alla Fondazione Querini Stampalia e il sostegno al Padiglione Italia. Siamo a Venezia e queste sono tutte esposizioni che possiamo vedere grazie al sostegno della moda nei confronti dell’arte.

La Biennale è di moda. E non solo per modo di dire. La cosa farà innervosire sicuramente i puristi. I commenti velenosi, irriverenti e infastiditi circoleranno tra i canali, come le Laboutin e i Tuxedo. “Non sono più le inaugurazioni di una volta”, dirà qualcuno, magari in Clarks marroni e velluto millerighe, su una camicia azzurrina. Il genio di Maurizio Cattelan, elegantissimo, sfoggerà bellissime sneaker Santoni, come nella sua ultima adv del marchio.
Un tempo, nel secolo scorso, i partiti politici mandavano i loro mandanti a controllare i loro artisti, che pure sceglievano. Era tutto più semplice e senza Instagram. Immaginate oggi Pd, 5 Stelle o Lega Nord. Meglio non immaginare.
Un tempo i red carpet erano al Lido per il cinema. Oggi la moda non sfila in Laguna ma sponsorizza, supporta e produce pure. Tanto da aver preso anche casa, fisicamente, da qualche anno. Per fortuna.

Le categorie saltano, tra champagne e cicchetti, vocali aperte del dialetto veneziano e dettagli in francese parigino, sulla terrazza del Bauer.

Da Palazzo Grassi a Punta della Dogana a Ca’ Corner. Da Mr. Pinault a Prada. Ma non solo sul Canal Grande. Krizia sta in Fondazione Querini Stampalia, assieme a Bonotto, mentre Fendi sostiene il Padiglione Italia. E tanti, tanti ancora. Piccoli e grandi, in vari modi. Benemeriti, altrimenti tante cose, di questi tempi, non le vedremmo. E cosi l’esclusivo diventa inclusivo. O il contrario. Il mass si rigira e si riveste.
L’intellettuale, il critico, il gallerista, il giornalista. Le categorie saltano, tra champagne e cicchetti, vocali aperte del dialetto veneziano e dettagli in francese parigino, sulla terrazza del Bauer. Ma gli stoccafissi rimangono, come il baccalà mantecato alla veneziana. E tutto il resto, alla fine, è noia. “Non ho detto gioia”, cantava il b-singer Franco Califano. Che poi, tutta ‘sta cosa arte e moda, ma davvero la dovremmo commentare?
A pochi passi, sempre a Venezia, mi ricorda sempre la mia carissima amica Maria Luisa Frisa – che dirige la più bella università di moda italiana: lo IUAV Moda –, mi ricorda che la questione è comunque ridicola. L’arte è moda. La moda è arte.

– Cristiano Seganfreddo

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #37

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua 
inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati