Semplici ma indispensabili. Le mollette da bucato in mostra a Milano

La Triennale, Milano ‒ fino al 12 novembre 2017. Dopo due anni, Giulio Iacchetti torna in Triennale con una mostra sulle diversissime varianti tecnico-formali della molletta pensate da progettisti provenienti da luoghi e culture lontane. Una mostra di design divertente e apertamente democratica.

La molletta da bucato è un oggetto quotidiano con cui abbiamo tutti molta confidenza. Insieme a Paolo Garberoglio ed Elisa Testori, Giulio Iacchetti ha deciso di esporne ben 150 esemplari, negli spazi della Triennale di Milano.
La più antica molletta presente in mostra risale alla metà del Settecento: è attribuita agli Shaker ed è fatta di legno e ferro. Le più recenti sono degli Anni Zero. Per motivi geografici, ogni popolo utilizza materiali diversi per la produzione delle sue mollette: i brasiliani usano il bambù per l’abbondanza di questa specie di legno nel loro territorio. In base a motivi funzionali, ogni luogo del mondo risponde alle esigenze che caratterizzano gli stili di vita cui fa da sfondo: le mollette giapponesi si riconoscono per la lunghezza delle braccia, in grado di sostenere un futon. Avremo mollette “doppie”, sempre nel verso giusto, pronte all’uso, o quelle dall’impugnatura tonda e forata, così da consentire l’accumulo di più mollette in un dito.

UN OGGETTO TRASVERSALE

Un oggetto indispensabile, che ognuno di noi ha tenuto in mano centinaia di volte. Uno dei simboli, ormai sdoganati, della donna casalinga: era il 1984 quando la televisione passava la pubblicità del gioco per bambine, “Piccole Donne”, la cui sigla cantava proprio “Nella borsetta c’è una molletta”. E poi, un oggetto trasversale, che non risparmia nessuno. Un oggetto che disarma, per la sua semplicità e utilità, e ormai prestato a nuovi usi: pinzare le buste dei biscotti, pinzare una foto a un filo, pinzare biglietti di auguri ai fiori appena acquistati.

Sharky, 1996. Germania. Rainer Lehn per Koziol

Sharky, 1996. Germania. Rainer Lehn per Koziol

UN OGGETTO DEMOCRATICO

È questa la forza di Mollette da Bucato: l’umiltà a portata di dita e la democraticità dell’oggetto guardano da lontano l’artificiosità dell’invenzione di nuove necessità e, se vogliamo, delle nuove tendenze. Mentre la tipologia formale sorprende per l’estrema eterogeneità delle proposte, come ha evidenziato lo stesso Iacchetti: “L’osservazione di 150 esemplari di mollette rende evidente che, per un unico bisogno, la risposta del progettista nel tempo e in luoghi lontani del mondo è ben lungi dal posizionarsi su un fronte standardizzato e uniforme. Nella variegata differenziazione di così tante mollette è insito l’anelito a non accontentarsi, ad andare oltre, a esplorare strade diverse, così che l’affermazione di Enzo Mari “la forma possibile è una sola” resta ancora un obiettivo lontano dal compiersi, e che forse mai si realizzerà”.

Carolina Mancini

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Carolina Mancini

Carolina Mancini

Carolina Mancini ha 22 anni e vive a Milano. Fa fatica a definirsi. Si è laureata in Letteratura Musica e Spettacolo a La Sapienza di Roma con una tesi in teoria e critica della letteratura, scrivendo una tesi su Tommaso…

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