Metti un designer in ambasciata. A Copenhagen, una residenza tra arte e diplomazia

Un designer, un’ambasciata, una nuova collezione tablewear. Questi i protagonisti di un’operazione che vuole avvicinare due mondi solitamente lontani tra di loro, la diplomazia e il design.

Lo strano cortocircuito tra arte e diplomazia nasce da un’intuizione dell’ambasciata italiana a Copenhagen: accogliere per tre mesi un designer talentuoso, scelto tra le giovani leve del design italiano, per permettergli di realizzare un servizio da tavolo ufficiale per l’ambasciata in grado di esprimere una bandiera del made in Italy nel mondo, allo stesso tempo formale e originale, il tutto affiancato dall’azienda fiorentina Bitossi, qui in veste di produttrice.

IL CONCORSO PER DESIGNER

Questa incredibile esperienza è stata formalizzata nel concorso “Resident Designer” 2016, la cui giuria – composta da Marco Sammicheli, Stine Gam, Enrico Fratesi (GamFratesi), e Ginevra Bocini (Bitossi Home)ha selezionato tra le molte di candidature il designer di stanza a Milano Antonio Aricò. Da sempre al confine tra arte e design, Aricò predilige un registro estremamente narrativo per i suoi oggetti, che sono sempre frutto di approfondite ricerche e che mirano a delineare oggetti ibridi, difficilmente collocabili ma allo stesso tempo affascinanti. Aricò ha trovato ispirazione dai progetti di Gio Ponti, poi prodotti da Richard Ginori e Venini, insieme a molti altri prestigiosi marchi italiani.

I RISULTATI DELLA RESIDENZA

Il risultato di questa permanenza all’ambasciata è un servizio completo da tavolo, a cui ha fatto seguito un servizio da tè, presto in produzione da Bitossi. “Le Perle”, questo il nome del servizio, si spoglia di qualsiasi elemento di complessità formale per ritornare ad una semplicità e ad un’eleganza tipiche della perla marina, sferica ma imperfetta. La sua forma viene riproposta in diverse dimensioni, come un modulo naturale di assoluta bellezza. Ogni oggetto prevede una gestualità, a volte anche inusuale, come ad esempio la teiera, che privata del manico deve essere sorretta come fosse appunto una perla, in un equilibrio sospeso tra forme naturali e funzioni surreali.

Giulia Zorzella

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