Il design dalla parte dei malati. Una mostra a Milano

La Triennale di Milano – fino al 30 luglio 2017. Una mostra curata da Davide Crippa presenta una serie di prototipi ideati da under 35 e designer più affermati per facilitare la vita dei malati di Corea di Huntington.

Gli oggetti del quotidiano – penne, bicchieri, bottiglie – si fanno difficili da afferrare e da domare. Gesti ordinari come infilare un maglione diventano di giorno in giorno più faticosi. La casa, da bozzolo rassicurante, si trasforma in un ambiente ostile con il quale è necessario rinegoziare qualunque movimento. Quella che potrebbe sembrare la scena iniziale di un film distopico è in realtà la descrizione dell’esperienza che vive un malato di Corea di Huntington. Questa patologia, di origine genetica quindi attaccata “come un secondo nome” alla persona fin dalla nascita, esordisce in età adulta con il manifestarsi di caratteristici movimenti involontari, di gravi alterazioni del comportamento e di un progressivo deterioramento cognitivo. L’interazione con gli oggetti, naturalmente al centro della riflessione dei designer, diventa la questione fondamentale da affrontare per cercare di restituire ai malati la possibilità di vivere una vita che sia il più possibile normale. Secondo nome: Huntington è una piccola mostra allestita alla Triennale come atto conclusivo di una serie di iniziative che per oltre un anno hanno coinvolto designer, fablab/makerspace, ricercatori e familiari milanesi con il duplice obiettivo di proporre una serie di soluzioni volte a semplificare la vita dei malati e a sensibilizzare il pubblico sull’Huntington.

Secondo nome: Huntington. Design for All, Design for Huntington, exhibition view at La Triennale di Milano, 2017, photo Fasiello

Secondo nome: Huntington. Design for All, Design for Huntington, exhibition view at La Triennale di Milano, 2017, photo Fasiello

LA MOSTRA

Promossa da due associazioni, AICH Milano Onlus e Huntington Onlus, con la collaborazione del Triennale Design Museum, la mostra si articola in due sezioni, una dedicata ai progetti vincitori di un contest riservato agli under 35 e l’altra alle proposte di designer affermati, da Lorenzo Damiani a Brian Sironi, da Alessandro Guerriero a Nicoletta Morozzi. L’allestimento riproduce l’ambiente domestico in maniera stilizzata e allusiva, mettendo in scena piccole grandi soluzioni, dalla penna-trottola che rimane leggermente sollevata dal tavolo e quindi accessibile a chi ha una presa imperfetta (Handy, di Brian Sironi) alle posate dall’impugnatura ad anello, più maneggevoli (Balancè, di Sovrappensiero), fino alla coperta “a trama variabile” pensata per coniugare le diverse esigenze del malato e del suo (o della sua) partner (Duo, di Ghigos). Più che semplici oggetti o prototipi eventualmente commercializzabili, si tratta, secondo il curatore Davide Crippa, di “storie di vita quotidiana, frammenti di routine familiari che svelano equilibri sospesi tra il coraggio e la paura del presente, problemi da osservare con delicatezza, ‘racconti fragilicomposti per dare forma a un manifesto del progetto debole, un manifesto per la Malattia di Huntington”. Un modo, aggiungiamo noi, per riportare il design alla sua vocazione sociale, aprendo uno squarcio di consapevolezza su una patologia ignota ai più.

Giulia Marani

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Giulia Marani

Giulia Marani

Giornalista pubblicista, vive a Milano. Scrive per riviste italiane e straniere e si occupa della promozione di progetti editoriali e culturali. Dopo la laurea in Comunicazione alla Statale di Milano si specializza in editoria a Paris X-Nanterre. La passione per…

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