Cuba. La storia infinita delle Escuelas de Artes

È un caso che ha dell’incredibile, quello delle Scuole Nazionali d’Arte a L'Avana progettate da Ricardo Porro Hudalgo. Ve lo raccontiamo qui, nella speranza che la situazione si sblocchi, dopo quarant’anni. E procuratevi il nuovo numero di Artribune Magazine che sarà diffuso tra pochi giorni: vi troverete – fra mille altre cose – un grande reportage proprio da Cuba.

DIPLOMAZIA E ARCHITETTURA
Solo una manciata di giorni separano la morte di Ricardo Porro Hudalgo (Camagüey, 1925Parigi, 2014) dall’annuncio del ripristino delle relazioni fra Stati Uniti e Cuba. Un tempo non insignificante per cogliere la portata di una svolta i cui esiti, a livello diplomatico, hanno iniziato a manifestarsi un anno fa.
E chissà che questa nuova fase non possa produrre effetti anche nella travagliata vicenda della più importante impresa di Porro: il complesso delle Scuole Nazionali d’Arte a L’Avana, un’architettura rimasta compiutamente visibile solo nella mente dei suoi progettisti, Porro e gli italiani Vittorio Garatti e Roberto Gottardi.

Ricardo Porro Hudalgo, Vittorio Garatti e Roberto Gottardi, Escuelas Nacionales de Artes, L'Avana - photo Vittorio Garatti

Ricardo Porro Hudalgo, Vittorio Garatti e Roberto Gottardi, Escuelas Nacionales de Artes, L’Avana – photo Vittorio Garatti

REALISMO VS FORME ORGANICHE
Dichiarate “Monumento nazionale di Cuba” e inserite nella “tentative list” Unesco, le Escuelas Nacionales de Artes nascono dalla volontà di Fidel Castro di destinare l’area occupata dall’Havana Biltmore Golf Club alla formazione dei giovani provenienti da America Latina, Africa e Asia: in un inedito centro culturale avrebbero studiato, gratuitamente, le principali discipline artistiche. Il progetto venne affidato a tre giovani, ma non inesperti, architetti: Porro concepì le scuole di danza moderna e di arte plastica, le uniche a essere completate nei tempi e oggi restaurate, a Garatti quelle di musica e di balletto e a Gottardi quella di arte drammatica.
Questioni di carattere economico e politico, unite al vigore con cui il Realismo socialista sovietico si impose a discapito dell’architettura organica del complesso, condussero all’abbandono della costruzione e all’esilio, in Francia, di Porro. Ma può un progetto di questa valenza essere condannato alla perpetua invisibilità? Gli ultimi quarant’anni ci raccontano dello sforzo, costante e volontario, dei tre architetti di tenere vivo l’interesse verso questa architettura visionaria sorta per “autogenerazione dal contesto”.

Ricardo Porro Hudalgo, Vittorio Garatti e Roberto Gottardi, Escuelas Nacionales de Artes, L'Avana

Ricardo Porro Hudalgo, Vittorio Garatti e Roberto Gottardi, Escuelas Nacionales de Artes, L’Avana

UNA SPERANZA ANCORA VIVA
In Italia è nato il Comitato Vittorio Garatti, per “tutelare le Scuole Nazionali d’arte, imprescindibili l’una dall’altra, unico organismo insieme al parco in cui sono sorgono”, mentre la mostra al MoMA di New York Latin America in Construction: Architecture 1955–1980 ha rinnovato il legame con World Monument Fund, organizzazione non profit attiva nel preservare siti storici nel mondo. Come andrà a finire?
Nell’attesa, nonostante il dissesto economico dell’isola, la Biennale de L’Havana spezza la morsa dell’incuria con performance e mostre; il successo, anche in Rete, dei documentari Unfinished Space, Espacios inacabados di Benjamin Murray e Alysa Nahmias e Un Sueño a Mitad. Le Scuole d’arte dimenticate di Cuba di Francesco Apolloni continua a diffondere storia e speranze di quest’opera.

Valentina Silvestrini

www.facebook.com/comitatovittoriogaratti

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #28

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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