Bar Europa. Il progetto comunitario di Michele Gerace

Tutto prende le mosse da una vecchia insegna di legno con la scritta “Bar Europa”, emblema del senso di comunità che anima il progetto di Michele Gerace. Una comunità “itinerante”, che si dà appuntamento nelle città italiane ed europee. La prossima tappa sarà a Roma, presso la Biblioteca Europea di Via Savoia, sabato 21 ottobre.

Quel pezzo di legno con la scritta “Bar Europa” è la nostra insegna. Rappresenta la nostra piccola rivoluzione. Una protesta contro la brutta faccia dell’Europa, la nostra offerta di cambiamento. Tor Più Belli, Costituzionalmente, forestieri di Corcolle, Hubbers, Giovani Federalisti Europei, MoMa & The Minoses, Vengo da Primavalle, presto molti altri. È il simbolo della nostra idea di comunità che, incontro dopo incontro nelle città italiane, europee e un pochino anche oltreoceano, ha generato e rafforzato, dove già esistenti, connessioni sociali culturali e politiche, di carattere intersettoriale e intergenerazionale, tra attivisti, artisti, operatori culturali, rappresentanti della società civile e delle istituzioni. Tra assidui frequentatori e nuovi avventori del bancone del Bar Europa, l’insegna è diventata il simbolo di una bellissima comunità in movimento.
Muoviamo un passo di lato. Comunità è una parola molto utilizzata nel linguaggio delle istituzioni, dell’accademia, degli innovatori, in particolare degli innovatori sociali, e degli operatori culturali. Si parla di comunità locali, di comunità scientifica, di comunità intelligenti, di imprese di comunità, di comunità della conoscenza e dell’innovazione. Raramente, la parola comunità viene considerata in termini politici o, più precisamente, per il potenziale politico con la P maiuscola di cui è dotata.

Il patrimonio culturale presenta indubbiamente moltissime opportunità: dall’ambiente al turismo; dall’attività di contrasto al traffico illecito all’innovazione, alla cooperazione internazionale, alla diplomazia; per la cittadinanza in un certo senso globale. Soprattutto, il patrimonio culturale è una meravigliosa espressione della nostra comunanza di valori“.

Ogni assiduo frequentatore o nuovo avventore del Bar Europa porta con sé storie ed esperienze tali da trasformare il bar in un luogo di condivisione grazie al quale è facile comprendere come ogni comunità presupponga un’identità e quindi una comune base culturale. Se l’identità è incerta, è debole, esclusiva, respingente, chiusa. Se ben definita, è forte, inclusiva, accogliente, aperta. Questo è il punto di partenza. Conosciamo un’identità nazionale, addirittura di quartiere, di città, di Paese, di bandiera. Se estendiamo lo sguardo all’intero continente europeo distinguiamo differenti culture, lingue, tradizioni, bandiere. Non è detto però che a diverse bandiere corrispondano diverse identità, come non è detto che più bandiere al posto di una sola siano motivo di debolezza. Al contrario, l’identità europea si nutre di tale diversità che è fonte di ricchezza e che trova fondamento in solide radici che sono comuni. Comunità, identità, cultura. La cultura europea, a tutt’oggi è tutt’altro che in crisi, è “dominante” nel panorama occidentale. L’anno che verrà, il 2018, è l’anno europeo del patrimonio culturale. Gli addetti ai lavori di ciascun Paese ne parlano da mesi ma il dibattito non è ancora popolare. Il patrimonio culturale presenta indubbiamente moltissime opportunità: dall’ambiente al turismo; dall’attività di contrasto al traffico illecito all’innovazione, alla cooperazione internazionale, alla diplomazia; per la cittadinanza in un certo senso globale. Soprattutto, il patrimonio culturale è una meravigliosa espressione della nostra comunanza di valori. È la premessa culturale per una spinta politica a volersi unire dove fino ad oggi siamo stati distanti se non divisi. In Italia, tra città e regioni, e in Europa tra stati membri dell’Unione europea.

CONDIVISIONE E CULTURA

Dalle radici siamo in grado di risalire alla nostra identità e, forti della nostra cultura, possiamo offrire, pure se nel nostro piccolo, cambiamento. Con il Bar Europa vogliamo fornire una prospettiva che, è evidente, non si può tratteggiare tutta in casa ma deve essere condivisa al livello europeo all’interno di un ampio disegno di riforma che riguarda gli stessi Trattati e che oggi, anche al livello istituzionale, trova importanti consensi. Tracciarla prevede il dover essere ambiziosi, fissare il punto e muovere verso una vera Unione politica. L’unità deve essere ricercata su un terreno politico. In una comune visione. Nel ricercare uno spirito di comunità, a Bruxelles come a Tor Bella Monaca. Nel volere la stessa cosa. Nel sentirci europei. Nella consapevolezza che per essere uniti dobbiamo essere una comunità.

Michele Gerace

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #39

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Michele Gerace

Michele Gerace

Michele Gerace, Scuola “cento giovani”, avvocato, divulgatore scientifico e culturale, in ufficio alle prese con il diritto, le tecnologie e le politiche pubbliche. Presidente dell’Osservatorio sulle Strategie Europee per la Crescita e l’Occupazione, ideatore di “Costituzionalmente: il coraggio di pensare…

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