Dischi e copertine d’artista. Il nuovo libro di Francesco Spampinato

C’è un libro di cover in particolare a cui ti sei ispirato, oppure lo hai scritto per sopperire a una mancanza? Art Record Covers è il risultato di dieci anni di ricerche e ha non solo l’ambizione di colmare un vuoto ma anche di diventare un riferimento per l’argomento in questione. Sul mercato ci sono […]

C’è un libro di cover in particolare a cui ti sei ispirato, oppure lo hai scritto per sopperire a una mancanza?
Art Record Covers è il risultato di dieci anni di ricerche e ha non solo l’ambizione di colmare un vuoto ma anche di diventare un riferimento per l’argomento in questione. Sul mercato ci sono decine di libri che raccolgono copertine di dischi ma lo fanno o da un prospettiva musicale – parlando di rock, jazz o funk (come alcuni precedenti titoli di Taschen) – o da un punto di vista del design e della grafica, filone questo che include anche diverse monografie tra cui quelle su Peter Saville e Hipgnosis. In Art Record Covers, invece, ho raccolto quasi 600 dischi (selezionati da una lista di circa 3.000) dagli Anni Cinquanta a oggi, la cui copertina è stata realizzata da un artista o che riporta un’opera d’arte pre-esistente. Sempre di più e giustamente la parola “artista” viene utilizzata oggi in senso trasversale in riferimento a diverse discipline. Nel mio caso, invece, per artisti si intendono coloro i quali solitamente realizzano dipinti, sculture, installazioni, video, performance e quant’altro possa essere visto in musei di arte moderna e contemporanea, esposizioni internazionali come Documenta e La Biennale di Venezia, fiere come Art Basel e Frieze, e gallerie di arte contemporanea in tutto il mondo.

A livello internazionale questo volume fa pensare al precursore del genere, Album Cover Album, sulle copertine dagli anni ’50 ai ’70 (la pubblicazione è del ’77) realizzato da due grafici, un gigante delle copertine dei Pink Floyd Storm Thorgerson, e da Roger Dean. Mentre per l’Italia il riferimento corre a Luca Beatrice e al suo Visioni di suoni. Le arti visive incontrano il pop del 2010. Il tuo approccio qual è stato?
Con Album Cover Album e i volumi successivi Thorgerson e Dean sono stati i primi a porre l’attenzione sull’aspetto “artistico” delle copertine dei dischi. Si tratta, però, esclusivamente di copertine realizzate da grafici e illustratori che solitamente lavorano su commissione, nonostante questi abbiano trovato grazie alle copertine dei dischi una forma di liberazione dalle costrizioni che sono loro imposte in altre aree dell’industria culturale. Il libro di Luca Beatrice adotta una prospettiva molto simile alla mia, ma prende in considerazione svariate forme di convergenza tra il mondo dell’arte e della musica ed è costruito come un insieme di saggi (uno dei quali, tra l’altro, parafrasa un mio saggio pubblicato sul catalogo della mostra Sound and Vision curata da Beatrice nel 2006).

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Da quali interrogativi ha preso le mosse Art Record Covers?
Con Art Record Covers ho cercato di capire cosa succede quando un artista che solitamente realizza “opere d’arte” destinate a musei e gallerie si presta a realizzare la copertina di un disco: quella copertina è da considerarsi un’opera d’arte alla stregua delle altre realizzate dall’artista? In che modo influisce il fatto che il disco non è unico ma prodotto in svariate copie? E i dischi d’artista – ovvero quando l’artista è lui stesso artefice del disco o direttamente coinvolto in esso (come musicista, produttore ecc.) – vanno considerati dischi o opere d’arte, o entrambe le cose? Il mio approccio è stato quello di riflettere su simili questioni attraverso la presentazione di centinaia di dischi in cui arte, musica e marketing si sono trovati a convergere.

Quali criteri hai adottato per selezionate le copertine presenti nel libro?
La mia idea è stata di ricostruire la storia dell’arte contemporanea attraverso le copertine dei dischi in modo che tutti i principali movimenti artistici, tendenze e stili del XX e XXI secolo fossero rappresentati: modernismo, Pop Art, Arte Concettuale, postmodernismo, fino alle numerose pratiche emerse negli ultimi trent’anni dal Neo-Espressionismo al Post-Human all’arte post-Internet. Il criterio che ho adottato per selezionare le copertine che sono nel libro è stato di rispettare innanzitutto questo progresso storico-artistico che ricostruisco nell’introduzione, mentre il libro è organizzato in ordine alfabetico per artista. Quasi tutti i dischi, inoltre, sono accompagnati da testi in cui le informazioni di base riguardanti l’artista, il musicista o band, il disco e la collaborazione cedono il passo a un’interpretazione critica.

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Anche se c’è un ritorno al vinile e alle sue copertine, il digitale è ormai il mezzo incontrastato per la diffusione della musica che, pertanto, non ha più bisogno di supporti fisici. Qual è il futuro degli artwork dei dischi? In che direzione stanno andando?
In realtà il ritorno del vinile è un fenomeno molto più concreto di quanto si potrebbe supporre. Il digitale è stato senz’altro il mezzo incontrastato per la diffusione della musica per diversi anni (prima con il CD poi con gli MP3) e l’identità visiva e gli artwork ne hanno risentito. Emblematiche per comprendere il processo di smaterializzazione e miniaturizzazione della musica nell’era di Internet sono le copertine degli XX che usano un linguaggio grafico primario comprensibile e riconoscibile universalmente. Ma i dati riguardanti la vendita dei dischi in vinile dicono che qualcosa sta cambiando. Nel 2016 in Inghilterra, tra i Paesi in cui produzione e consumo di musica sono tra i più elevati, gli introiti derivati dalla vendita di vinili sono stati maggiori a quelli derivati dal download digitale. Ed ecco allora che si riscoprono le copertine dei dischi degli Anni ’60, ’70 e ’80, e che grafici, illustratori e artisti ricominciano a proporre copertine che possono essere apprezzate solo nel grande formato, ricche di dettagli e dalla dimensione relazionale.

In questo libro intervisti molti artisti internazionali come Shepard Fairey, Christian Marclay, e Raymond Pettibon, spesso coinvolti in prima persona nei progetti musicali. Caso emblematico è quello di Kim Gordon, ex bassista e voce dei Sonic Youth. E l’Italia?
Tra le copertine di dischi italiani presenti nel libro figurano quelle di Epica Etica Etnica Pathos (1990) dei CCCP realizzata da Luigi Ghirri, e quella di Vulgus (2008) degli Almamegretta, opera di Mimmo Paladino. Ma ho incluso anche una copertina di Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari aka Toiletpaper e uno dei loro due dischi pubblicati da The Vinyl Factory. Ci sono poi le copertine di Francesco Clemente per Rolling Stones e Mick Jagger, una di Enrico David, quella di Michelangelo Pistoletto per il jazzista Enrico Rava realizzata come uno dei suoi “quadri specchianti”, e quella di Mario Schifano per Le Stelle, l’unica vera band italiana di rock psichedelico, band che lui stesso ha prodotto e presentato al pubblico all’interno di uno spettacolo multimediale come negli stessi anni faceva Andy Warhol con i Velvet Underground.

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Francesco Spampinato, Art Record (Taschen)

Qual è la scoperta più inattesa che hai fatto durante le ricerche per il libro? La collaborazione che ti ha più stupito, l’artista che non ti aspettavi…
Ce ne sono diverse. Alcune riguardano dischi in cui gli artisti sono stati direttamente coinvolti come per esempio quello del 1990 de Les Reines Prochaines, una band post-punk svizzera tutta al femminile in cui ha militato per diversi anni Pipilotti Rist. Ma vista la mia propensione a guardare quanto più indietro possibile, sono stato davvero sorpreso di scoprire come diversi artisti del modernismo abbiano realizzato copertine. Conoscevo bene quella di Salvador Dalí per Jackie Gleason del 1955, la più antica presente nel libro, ma sono stato profondamente colpito dalle copertine realizzate da Joan Miró, ormai anziano negli Anni ’60 e ’70, per i cantanti catalani Raimon e Maria del Mar Bonet, i cui nomi e titoli l’artista presenta come elementi biomorfici della composizione pittorica, rappresentativi di un certo modo di combinare comunicazione visiva e urgenza espressionista.

Claudia Giraud e Marco Enrico Giacomelli

Francesco Spampinato – Art Record Covers
Taschen, Berlino 2017
Pagg. 448, € 49,99
ISBN 9783836540292
www.taschen.com

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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